Ma sì, rottamiamo la mediazione, il compromesso, la concertazione

Forse ha davvero ragione Davide Serra, quando dice, alla Leopolda, che sarebbe ora di limitare il diritto di sciopero. E magari non ha torto Renzi, quando dice che il Governo va avanti comunque, nonostante le proteste dei lavoratori. E probabilmente non sbagliano renzisti e renziani di tutte le ore e provenienze, quando dicono che è finito il tempo della mediazione, del confronto, della concertazione.

Lo dico sul serio: non hanno tutti i torti. Perché bisogna pur finirla con questa idea che ogni scontro sia mediabile, che ogni cosa si possa aggiustare, che ogni frattura possa essere ricomposta all’interno dell’unico tessuto sociale e della sola organizzazione politica possibile. I conflitti sono anche l’anima della democrazia, che vive nel confronto continuo di interessi per loro natura contrastanti. E se quelli hanno dalla loro la forza dei numeri nelle istituzioni decidono che la democrazia diventa quel sistema in cui chi vince prende e decide tutto, e gli altri si arrangino, allora, con tutta evidenza, è il momento di dichiarare conclusa ogni possibilità di trattativa.

Almeno nei canali della democrazia istituzionale e istituzionalizzata, perché poi le dinamiche del conflitto non si esauriscono in quell’orizzonte, a meno di non voler considerare, una volta per tutte, risolta la questione della contendibilità del modello sociale e politico fra i vari attori presenti sulla scena, e che non spariscono perché qualcuno invita qualcun altro a una kermesse in una vecchia stazione.

Rimane il problema di capire come queste forze escluse dalle dinamiche di governo della res publica, e quindi anche loro, si organizzeranno per cercare di ottenere soddisfazione alle loro richieste, e se saranno capaci di contenere e rappresentare tutte le istanze conflittuali che esistono, o se alcune di queste si organizzeranno per trovare vie autonome a quel “cambiamento violento” di cui, improvvidamente, il capo del Governo invoca la necessità.

La situazione che si prospetta è tutt’altro che facilmente prevedibile, e non è escluso che possa riservare termini e fenomeni di vera novità, non certamente quelli che tale concetto riducono a semplice mantra o formula magica, avverantesi con la sola ripetizione della parola e dei gesti dello sciamano.

E poi, chi l’ha detto che l’attesa di “tempi interessanti” debba necessariamente essere una minaccia; potrebbe rivelarsi una promessa.

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