Quei centouno militi ignoti

Dev’esserci una strana malia su questo Paese. O forse, è solo una particolare forma di riservatezza, di pudore, di modestia. Però pare che gli eroi, in Italia, debbano sempre essere ignoti. Il monumento simbolo della Patria, quell’altare tutt’altro che modesto, ospita i resti di un patriottico milite immolatosi per la patria. E sconosciuto.

E poi, quelle maggioranze silenziose che sempre hanno determinato i destini e i percorsi del Paese. E i tanti e tanti eroi quotidiani e poco noti, che ormai celebrano anche nelle pubblicità.

A questa categoria, dovremo iscriverne anche altri di eroi: i 101 che, affossando Prodi, propiziarono la nascita del Governo delle larghe intese.

No, davvero, lo dico senza ironia. Durante il convegno di presentazione del libro “Giorni bugiardi”, di Chiara Geloni e Stefano Di Traglia, Letta ha detto che in quei giorni, tra il 17 e il 20 aprile, la democrazia nel Paese è stata a rischio, anzi, “ha sbandato”. Il caos, dice l’attuale presidente del Consiglio, in quel tempo si era impadronito della politica italiana. E allora, per uscire dal caos, serviva una scossa. Ed è arrivata.

Letta e Bersani, entrambi presenti in quel convegno, hanno spiegato che i parlamentari e il popolo del Pd non avrebbero accettato la soluzione delle larghe intese senza prima il tentativo con il Movimento 5 Stelle. E Bersani si è immolato per fare questo tentativo, perché, davanti al 25% preso dal M5S, non si poteva fare subito una cosa conservativa. A quel governo del cambiamento di cui dicevamo, non ci credeva nessuno di quelli che dovevano farlo: chissà com’è che poi non si è realizzato.

Quindi, serviva una scossa, come si diceva, ed anche un gesto capace di togliere dal tavolo tutti gli intoppi lungo la strada del “governo di responsabilità”. E per fare quelle scelte, ci vogliono donne e uomini coraggiosi, all’altezza del compito. E capaci di rischiare il pubblico ludibrio senza la mercede della gloria immortale nel ricordo dei posteri.

Sto esagerando? Non credo.

Se in quei giorni la democrazia ha sbandato, se davvero il Paese ha vacillato e se la risposta delle larghe intese è ciò che ha salvato l’Italia dal baratro, allora, davvero, i 101 sono degli eroi. Solo attraverso il loro gesto si è potuto perseguire il “bene del Paese”. Se il governo di Letta e Alfano è la salvezza della Nazione, e se tutti lo pensano, allora ringraziamo chi l’ha reso possibile.

Con Prodi al Quirinale, un’operazione del genere non si sarebbe concretizzata. E quei folli come me che dicevano “guardate che votando Napolitano, prendete pacchetto completo, larghe intese e Quirinale”, non solo alla luce dei fatti non avevano torto (le larghe intese ci sono), ma anche all’ombra del retropensiero ci avevano preso: per molti di quelli che avevano il compito di decidere, non doveva passare Prodi, perché altrimenti si fermavano sul nascere le magnifiche sorti e progressive del “governo della pacificazione”.

Perché in quei giorni, come dice Letta, il Paese ha sbandato: altro che chiacchiere. E allora, ha poco senso, ma davvero, sapere chi sono i 101; ci basta capire cosa volevano: le larghe intese.

E poi, dopo, le han volute e sostenute tutti. Ricercare ora l’ultima delle tessere del mosaico, non serve a molto: le informazioni che abbiamo, già bastano a disegnarne il quadro.

Quindi, se era per il bene del Paese che doveva nascere il governo Letta e se questo difficilmente sarebbe nato con Prodi al Quirinale (ricordate il Pdl e Berlusconi: “se Prodi diventa Presidente della Repubblica, ci toccherà emigrare”? Ad emigrare, dal Pd, invece è stato Prodi, e noi ci siamo tenuti stretti Berlusconi e Alfano), e se tutto questo era nell’interesse del Paese, allora omaggio eterno a quei centouno militi ignoti.

E il post potrebbe finire qui, però. Però a me, ‘sta storia dei 101 proprio non scende. Perché, come il Don Ciccio Tumeo, l’organista della Chiesa Madre di Donnafugata (ché è il Gattopardo ancora il miglior racconto di questa storia), mi secca un po’, per esser gentile, che il mio “no” sia stato fatto “sì”. E allora, io di questi 101 non posso più fidarmi. Certo, voi direte: “e chi sono?”. Vero, non lo sappiamo. Però sappiamo dov’erano: fra i grandi elettori del Pd. E sappiamo cosa volevano: le larghe intese. E su quello, contro di noi, tutti noi che l’alleanza con Berlusconi e il Pdl proprio non la volevamo, hanno anche vinto. Ora che c’è il congresso del Pd, cerchiamo di non fargli vincere pure quello.

E come facciamo? Beh, io non so chi siano, né quale candidato sostengano. Però so dove di sicuro non sono, perché proprio non ci stanno (anche nei numeri) e perché lì si fa il contrario di quello che volevano loro. Ecco, io in Civati e nella sua proposta politica, frutto di un lavoro collettivo, ma davvero, ho trovato molte delle idee e delle cose che dico da tempo (ad esempio qui: Ragionando di taglio). Ma so anche che dalle sue parti e sulle sue posizioni, quelli come i 101 non ci sono e non ci stanno. Ed anche per quello #iostoconcivati.

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5 risposte a Quei centouno militi ignoti

  1. Nanni scrive:

    Nonostante tutto cio’ continuo a pensare che i 101 voti a sfavore non avessero un obbiettivo comune, ma siano stati la sommatorie di arrivismo, vendetta e dissapori confluiti in quel risultato, insomma per una volta la discordia ha avuto un risultato univoco.

  2. rasoiata scrive:

    Io mi chiedo come mai, da eroi, non abbiano ancora fatto outing, questi 101.

    Che poi, caro Rocco, i nomi si conoscono, tutti.

    Hasta
    Zac

  3. rasoiata scrive:

    Io mi chiedo come mai, da eroi, non abbiano ancora fatto outing, questi 101.

    Che poi, caro Rocco, i nomi si conoscono, tutti.

    Hasta
    Zac

  4. Livio B scrive:

    Fra l’altro, sottolineerei che, alla luce delle dichiarazioni di Letta e Bersani, appare ancora più grave, in quanto voluta e studiata, la carognata nei confronti di Prodi. A meno che non ne fosse informato anche lui, cosa che direi proprio si possa escludere.
    E poi qualcuno si chiede come mai Prodi dichiara di non fare più la tessera del pd e di non votare alle primarie. O, come D’Alema, giudica “negativamente la sua scelta, non riesco a capire: diversi di noi hanno posizioni critiche o ragioni di amarezza personale, ma non credo che questo giustificherebbe il fatto di non andare a votare”.

  5. Livio B scrive:

    Fra l’altro, sottolineerei che, alla luce delle dichiarazioni di Letta e Bersani, appare ancora più grave, in quanto voluta e studiata, la carognata nei confronti di Prodi. A meno che non ne fosse informato anche lui, cosa che direi proprio si possa escludere.
    E poi qualcuno si chiede come mai Prodi dichiara di non fare più la tessera del pd e di non votare alle primarie. O, come D’Alema, giudica “negativamente la sua scelta, non riesco a capire: diversi di noi hanno posizioni critiche o ragioni di amarezza personale, ma non credo che questo giustificherebbe il fatto di non andare a votare”.

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