Un po’ più a sinistra, per favore

Da qualche parte, forse su qualche giornale locale o nelle dichiarazioni di qualche parlamentare nazionale, ho letto che quello disegnato a Roma dal Governo Monti dovrebbe diventare il nuovo paradigma delle alleanze politiche in Italia. Cioè, che dal discrimine sullo stare o meno dalla parte del Governo dei Professori passa il nodo delle future coalizioni. Il bello, o il brutto, è che sottotraccia sono in molti un po’ in tutti i partiti a pensarla così, anche se ad ammetterlo saranno in pochi.

Davvero qualcuno immagina che l’alleanza innaturale che sottende all’azione del Governo-protezione-civile possa durare più del tempo necessario a rimettere in piedi un Paese sfasciato da vent’anni di berlusconismo? Realmente c’è chi ipotizza di vedere anche per il futuro Alfano, Casini e Bersani votare allo stesso modo sulle finanziarie e sulle manovre economiche e di sviluppo? E magari con un Parlamento formato da parlamentari eletti con un sistema tipo quello che abbiamo usato per mandare a Montecitorio e Palazzo Madama cotanta classe politica? Se è così, auguri. Io scendo, a bere un grappino, dato che il Cinar non mi piace.

Già farsi star bene un Governo-so-tutto-io è dura (ed infatti non mi sta per niente bene); ma un conto è la medicina per un male ben peggiore, altro è scambiare l’eccezione per la norma. Mi spiego meglio. Non c’è nessun legame che possa unire in modo stabile e serio il Pd all’Udc, tantomeno a Fli o al Pdl. Sono diversi in tutto, o dovrebbero esserlo. Non capisco come può reggere una coalizione che dovrebbe al contempo garantire i diritti dei lavoratori con quelli dell’impresa libera da lacci e lacciuoli, la laicità dello Stato e l’ossequiosa riverenza ai temi intangibili di una confessione religiosa, la difesa dei beni e dei temi della tradizione socialista con il rispetto degli argomenti cari ai movimenti popolari e democratici cristiani.

Non c’è nulla che possa tenerli insieme, e non terranno. La dico diversamente. Alla fine del berlusconismo in cui tutte le opposizioni parean grigie, ritorneranno i colori e risalteranno sfumature e contorni. Alla sveglia dall’incubo, tutti capiranno che non si può essere realmente equidistanti da chi stava fino ad ieri nel Msi e chi proviene dalla storia del Pci, che non si può tenere insieme nello stesso corpo politico organizzato le posizioni dei falchi di Confindustria con quelle dei metalmeccanici della Fiom.

E quindi, se si vorrà prendere i voti di qualcuno che non si riconosce in questa infatuazione per il Governo Monti e le sue politiche che comunque sono di destra, e lo ammettono anche commentatori non certo identificabili con posizioni marxiste, bisognerà che la coalizione di centro-sinistra sposti un po’ più a sinistra il proprio baricentro ed il proprio programma politico.

Oppure, be’, vedo difficile per persone come me votare per chi pensa che la soluzione dei problemi economici del nostro Paese passi per la libertà di licenziare quei sempre più pochi che ancora hanno un lavoro a tempo indeterminato.

Ovviamente, quello che vale per il concetto generale di coalizione, e cioè che alla fine del berlusconismo difficilmente si potranno tenere insieme posizioni distanti che oggi sottendono la maggioranza parlamentare, vale in scala anche per il Pd, che dell’equidistanza dall’impresa e dai lavoratori ha fatto la sua matrice iniziale. Scoppierà il Pd dopo Berlusconi? Non lo so, certo che una volta che Carthago delenda est…

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