Se De Luca ha ragione. Ovvero, il trionfo dell’interesse sulla politica

Dopo l’audio del discorso con cui Vincenzo De Luca ha arringato qualche centinaio di sindaci campani, registrato di nascosto e pubblicato integralmente da Il Fatto Quotidiano, s’è mossa addirittura la Commissione parlamentare antimafia per verificare se, nelle carte della Procura di Napoli, ci fosse qualche fascicolo aperto con ipotesi di reato per voto di scambio e azioni clientelari. Il dato giudiziario non è affare di questa pagine. Lo è invece, e molto, quello politico e, direi così, sociale e culturale della questione connessa alle parole del presidente della Regione Campania.

Col suo solito garbo e la consueta eleganza, De Luca ha detto a chi lo ascoltava in una sala d’un hotel partenopeo: «In questo momento abbiamo un’interlocuzione privilegiata con il Governo. Poi vi piace Renzi non vi piace Renzi a me non importa (il termine in corsivo è mio, perché questo blog ci tiene a conservare uno stile diverso dal suo). Noi non abbiamo mai avuto un accidente di niente, né coi governi di centrodestra, né di centrosinistra. Abbiamo fatto una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Altri 50 e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la “Terra dei fuochi” e ha detto sì: lui era terrorizzato per la reazione della Lega ma alla fine ce l’ha dato, nonostante la Ragioneria e De Vincenti. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano, Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi, 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli, nonostante qualche squinternato. Ancora 600 milioni per Napoli. Che dobbiamo chiedere di più?». E quindi, l’invito e lo sprone: «Dobbiamo mobilitarci, andare tutti porta a porta, per venti giorni non dovete pensare ad altro e contrastare tutti gli argomenti del “no”». In definitiva, ci si deve muovere perché si è avuto e farlo perché si può avere. Non so se sia clientelismo, non mi riguarda; è però la fine della politica vissuta come ideale. Perché questo ha detto De Luca: ci si impegna solo se si ha interesse a farlo. Ed è un danno ancor peggiore, non solo alle ragioni del “sì”.

Il governatore campano, infatti, è il peggior testimonial che i favorevoli alla riforma potevano trovare, ma è lì e se lo tengono senza cercare di arginarlo; contenti loro. Ma il quadro che con le sue parole e con il nulla di fatto che da quella gravità discende spiega a tutti quelli che le ascoltano che l’unico motore in politica è il tornaconto immediato, materiale, monetizzabile. Che sia individuale o di gruppo, di corrente o di territorio, poco cambia: ci si scalda e si agisce se, e solo se, ne vale la pena in termini effettivi, fattuali, tangibili. Sarà per questo che nell’epoca attuale ci si spertica tanto con l’elogio della “concretezza”.

E De Luca lo chiarisce, persino con riferimenti internazionali e analisi, diciamo così, “di sistema”: «In America, Trump ha vinto col 25 per cento sul 50 per cento dei votanti e in totale ha preso 600mila (sono oltre 2mln in realtà, ma non diteglielo, se no chi lo tiene più?) voti meno della Clinton. Se fosse successo in Italia, apriti cielo: il fascismo, l’autoritarismo. La democrazia è il governo della minoranza più forte, l’idea che ogni cittadino debba avere la sua rappresentanza è un’imbecillità. Trump col 25 per cento controlla la Camera, il Senato e la Corte costituzionale».

«La democrazia è il governo della minoranza più forte, l’idea che ogni cittadino debba avere la sua rappresentanza è un’imbecillità». Ripeto questa frase perché è la migliore spiegazione della differenza fra me è lui. Io penso, anzi, io sono quel singolo cittadino a cui, per usare la cortesia di De Luca, «è un’imbecillità» dare rappresentanza. Però, se quello che dice lui è vero (e siccome nessuno lo smentisce, sarei portato a credergli), se la democrazia è il dominio della «minoranza più forte», dato che difficilmente di essa sarò mai parte e che non ho interessi così forti come quelli che evocava nel suo discorso ai sindaci, perché dovrei occuparmi di “politica”?

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