Nella preghiera di San Bernardo alla Vergine, era la carità, nella sua forma più pura, a muoversi prima che le suppliche o le preghiere giungessero da chi ne aveva urgenza: «La tua benignità non pur soccorre/ a chi domanda, ma molte fïate/ liberamente al dimandar precorre» (Dante Alighieri, la Divina Commedia, Paradiso, Canto XXXIII, vv. 18-20, per chi davvero non avesse riconosciuto le parole che ho citato). Un’immagine, e va da sé, dato l’autore, di una bellezza perfetta, a cui nulla possiamo aggiungere, salvo rischiare di peggiorarne il quadro e il sentimento.
Si parva licet, anche oggi si vedono in giro molti comportamenti che, come quella grazia, prim’ancora che ai loro attori sia richiesto, subitanei si impegnano nel dar corso alla possibile richiesta. Penso a quello che è successo nella querelle intorno alla partecipazione di Carlo Rovelli alla Fiera Internazionale del Libro di Francoforte del prossimo anno. Avrete sicuramente letto abbastanza in proposito, e non rifarò qui la cronistoria degli eventi. Quello su cui mi preme ragionare è un altro aspetto della vicenda: la (almeno apparente) totale autonomia della scelta compiuta dal commissario per la partecipazione italiana all’evento, Riccardo Franco Levi. Non è da escludere, azzarderei che è probabile, che abbia avuto varie pressioni, ma non abbiamo notizia di una chiara presa di posizione di esponenti del Governo contro il fisico scrittore, tali da giustificare la richiesta di rinuncia alla sua partecipazione alla cerimonia di inaugurazione. E se ci pensiamo meglio, neppure nel caso di Fabio Fazio si è avuta un’aperta opera di censura da parte di Palazzo Chigi o dintorni, tale da spingere all’uscita dalla Rai. Insomma, nemmeno un sedicesimo di “editto bulgaro”, o ungherese, visti tempi e frequentazioni degli attuali governanti, una battuta o un’articolessa di fuoco, neanche la piena e operativa acquisizione del nuovo cambio di direzione della televisione pubblica. Tutto a prima vista motu proprio dei protagonisti. E questa cosa fa male, molto male, alla salute della democrazia italiana e delle sue virtù liberali.
Ripeto, le pressioni ci saranno state e non poche; però, non foss’altro che per denunciare palesemente quella censura che sottotraccia si lascia intendere, non sarebbe stato meglio attendere che essa si manifestasse compiutamente, invece che anticiparla, dando ai possibili censori, non solo l’agio di ottenere quanto cercato, ma il lusso di potersi addirittura, ipocritamente, nascondersi dietro l’immagine di pluralisti che non chiedono abiure, sconfessioni o silenzi?
Sempreché non si voglia dar l’abito, a chi guida del Paese, di donna che non deve chiedere mai.