Vibra cupa nel tremito d’un giunco sfregato
la pelle bagnata e tesa sopra la latta vuota;
con l’unica sua nota, il motivo della nenia
riempie di sé strade e case e paure antiche.
Sa d’amaro e sa di freddo, il ricordo del suono
che con forza e calma s’aggrappa ai pensieri,
portando indietro e in giro l’anima e il corpo,
lasciando all’oggi solo quel che non tiene
una memoria di ignoti spiriti e aviti timori,
nel pensiero ancora pronti a discender monti,
a uscir da scuri boschi e per scoscesi calanchi
brulli sotto la bianca luce nel cielo della notte
correre, urlare saltare e in maschera far rumore
per scacciare il buio, per allontanar l’inverno.
-
Articoli recenti
Commenti recenti
- La cura – Parlare d'amore stanca su Non si cureranno di ciò che di loro non si cura
- Perché Facebook o Google non hanno la polizia | Filopolitica su Dovremmo sempre stare attenti a quel che desideriamo
- Le elezioni regionali, invece, le ha vinte Zingaretti | Filopolitica su Hanno vinto i Cinquestelle (col rischio, per loro, che sia vittoria postuma)
- Di quell’infanzia parlavo | Filopolitica su Odio i rumori forti che muovon dal nulla
- Proprio perché sono convinto che quelle misure abbiano funzionato | Filopolitica su L’eccesso di pessimismo in cui rischiamo d’affogare
Archivi
Categorie
Meta