«Finlandia, contante addio: ma con le carte di credito esplodono i debiti dei cittadini». Titola così la redazione economica del Corriere della Sera. La notizia è ghiotta, almeno dal punto di vista del sensazionalismo mediatico. In pratica, i finlandesi non usano più banconote e monete, a tutto vantaggio di forme di pagamento digitale, e cresce il loro indebitamento. Per molti, le due cose sono connesse. Eppure, mi permetto di eccepire.
Non credo, infatti, che i finlandesi oggi siano più indebitati perché, come scrive il Corriere nell’articolo che citavo, «l’uso crescente di carte di credito e di pagamenti attraverso app […] portano a un minore utilizzo del contante ma anche a un minore controllo delle proprie spese». Per quale motivo? Il finlandese medio, come l’italiano medio o il ghanese medio, sa bene che la carta di credito è collegata al suo conto, come lo è quella di debito, l’app o qualsiasi altra forma di pagamento “smart” . Se lassù, sulle rive del Baltico e dei mille laghi, si stanno indebitando non è perché i pagamenti siano più facili e veloci; è perché spendono soldi che non hanno, volendo cose che non possono permettersi.
«Ecco», sembrano dire i tanti corifei, nostrani e non, della sempiterna canzone del complotto, «per questo vogliono farci pagare con carta: per indebitarci». «Ma che diavolo dici?», risponderebbe il saggio, «la scelta è sempre nelle tue mani. Se spendi, è perché lo vuoi fare, non perché il contactless ti evita la fila alle casse». E sebbene io non sia un particolare sostenitore delle forme di pagamento digitali e sia anzi addirittura moderatamente convinto che l’ossessione per la limitazione all’uso del contante rappresenti un’inutile caccia alle streghe, darei ragione a quel saggio.
Se in Finlandia crescesse l’indebitamento delle famiglie per mettere insieme il pranzo con la cena, allora il discorso sarebbe diverso. Ma qui, per stessa ammissione di quelli che hanno condotto l’indagine, la Banca di Finlandia, e che ora pensano a corsi di educazione finanziaria, sono i consumi non necessari ad aver fatto lievitare quei debiti e soprattutto la facilità e l’appetibilità dei prestiti sul mercato.
Per dirla diversamente, si sono indebitati non perché hanno pagato col bancomat invece che usando le banconote la spesa al supermercato, ma perché l’Euribor basso li ha invogliati a fare un mutuo casa più grande, e forse gliene bastava uno più piccolo, o il credito al consumo ha dato loro le somme che servivano per cambiare l’auto, lo smartphone, o fare le vacanze che probabilmente non potevano permettersi.
In altre parole, sono stati poco sobri nelle spese, non accorti nel valutare le loro disponibilità, hanno dimostrato – se mai volessimo applicare all’economia domestica le categorie che da quelle latitudini ci hanno per anni spiegato essere ineludibili nel parlare di Stati e finanze pubbliche – scarso rigore nella gestione dei bilanci personali e familiari.
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