Oggi sono esattamente novant’anni da quando Nicola Sacco di Torremaggiore, Foggia, e Bartolomeo Vanzetti di Villafalletto, Cuneo, venivano giustiziati per un crimine, l’omicidio di una guardia e di un contabile del calzaturificio Slater and Morrill di Braintree, Massachusetts, Usa, che non avevano commesso. Oggi, in molti li ricorderanno, con tanto di spezzoni di film, pagine di biografia e canzoni a far da contorno. Ma se accadesse oggi qui quello che accadde allora là, chi solidarizzerebbe con le vittime?
Immaginate due immigrati accusati di nutrire idee e progetti politici contro l’ordine costituito e arrestati con l’imputazione di rapina e omicidio. Accusati, non colpevoli, come poi dimostreranno i fatti. Ma quelli, i fatti, se fossero due neri sbarcati a Pozzallo, chi attenderebbe di conoscerli per davvero e compiutamente? Sinceramente, chiedo: chi comporrebbe oggi un’ipotetica nostrana Questa è per voi, Mohamed e Ab?
No, non perdete tempo a darmi una risposta che conosco già. Probabilmente non muoverebbero sentimenti solidaristici neanche se fossero italiani autoctoni, come non hanno mosso quel condiviso afflato la morte di Carlo Giuliani, l’incidente di Luca Abbà, la “distrazione” di Giuseppe Pinelli, vittime tutti di una condanna pregiudiziale, «anarchico», che non ha parti per il semplice motivo che non ne cerca e intorno a cui, puntualmente, si stende il velo spesso e opprimente del silenzio.
Perché? Non saprei dire. Forse, azzardo, perché chi pensa, parla e agisce fuori dal coro, non importa se un ormai ottuagenario “cattivo maestro”, uno scrittore che non ha paura di usare le parole che ha, l’autore di un blog che nessuno finanzia, fa paura a chi in quel coro trova la sua parte, che sia essa di governo o di opposizione, comunque e sempre rispettosamente “istituzionalizzata”.
Credo che per tutto questo, ancora oggi, Nicola e Bartolomeo morirebbero da soli.