Quanto siamo buoni

Alcuni anni fa, Filippo Focardi, per Laterza, diede alle stampe un suo libro, Il cattivo tedesco e il bravo italiano, con il quale cercava di spiegare dove stessero le motivazioni alla base della rimozione collettiva delle colpe avute dai nostri connazionali durante il secondo conflitto mondiale. Ebbene, io penso che Focardi sbagliasse, e che noi siamo davvero quello che diciamo di essere.

Voglio dire che noi siamo davvero buoni. Prendiamo il caso dell’orsa KJ2 abbattuta in Trentino dopo che si era resa responsabile di due aggressioni. I vertici della Provincia autonoma di Trento sono stati messi sul banco degli imputati dalle associazioni ambientaliste per quello che il presidente di una di queste, Lorenzo Croce dell’Aidaa, non ha esitato a definire un «barbaro inutile omicidio» («omicidio»? Di un animale? Sicuri che sia sensato? Mah, sarà) e che s’è detto pronto a intraprendere tutte le azioni necessarie per «far condannare a livello europeo le attività assassine messe in pratica con i decreti del presidente Ugo Rossi». E di fronte a questa esplosione di bontà, nessuno s’è permesso di lanciare accuse di “buonismo”. Certo, a un noioso spirito critico potrebbe venir in mente di chiedere se si tratti davvero dello stesso Paese in cui si invocano chiusure contro i migranti e cacciate dei mendicanti dal centro, però, insomma, è solo perché, appunto, è un noioso spirito critico.

E poi, che ne so, magari pure quelle manifestazioni sono espressioni della stessa magnanimità. Potrebbe essere la voglia irrefrenabile di aiutare, «a casa loro», s’intende, quanti cerchano una vita migliore a muovere i gesti di quelli che li voglio fermare ben prima del bagnasciuga. O ancora, non è detto che un mendicante non si trovi meglio in periferia, con meno seccature e più spazi in cui dar corso alle sue questue, per quanto, va detto, con meno possibilità di intercettare donazioni caritatevoli.

Ma si sa, fuori dal centro la vita costa meno, e con meno soldi ce la si fa ugualmente, no?

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