I tassisti e le altre spie accese e ignorate

Non è da escludere l’ipotesi che la mia lettura sia viziata dal pregiudizio. Eppure, quando vedo un taxi non di rado mi ricordo del film Signorina Effe, in cui Sergio, l’operaio che, sconfitto con i compagni dalla maggioranza silenziosa e infastidita dal conflitto, alla fine perde il lavoro, s’indebita e compra una licenza per provare a sopravvivere. E nella Torino non più egemonizzata dalla “fabbrica–mamma”, si ritrova a bordo dell’auto la ragazza della sua giovinezza, licenziata pure lei che dalla lotta aveva preso le distanze, perché la maggioranza silenziosa quasi mai è classe.

Può essere che sia per quello, ripeto, però non riesco a vedere nei tassisti arrabbiati per la deregolamentazione che rende l’espressione «giungla d’asfalto» ancora più reale, e sempre minacciati dalla possibilità dell’arrivo di qualche nuova app, come peraltro nei commercianti ambulanti su cui pendono direttive europee con nomi che sembrano provenire dalla penna di Mary Shelley, una classe di privilegiati. Per cosa? Per le ore di traffico e polveri sottili? Per i giorni passati, nel caso di chi vive girando i mercati e le piazze, avendo per tetto un tendone sporgente da un furgoncino? Non lo so, ma fatico a metterli nel novero delle gilde tutelate, tipo notai o farmacisti, per dire. Quindi, quando protestano, facendo la tara dei modi e condannando le derive fasciste, mediamente sono tentato dal conceder loro il beneficio, se non delle possibili ragioni, almeno del non aver tutti i torti. E non è solo per i dettagli della questione, che sono tanti e spesso non chiaramente definibili in tutto, ma per il quadro che, quand’anche parzialmente, disegnano: quello di un rullo col marchio del “nuovo” che avanza schiacciando chi non riesce nemmeno a schivarlo, figuriamoci a montarlo in guisa di cavalcatura.

In quelle e altre proteste che con troppa facilità la politica, soprattutto da sinistra, archivia come difese corporative, io ci vedo un segnale, tante spie che colpevolmente ignoriamo. Salvo poi scoprirle realizzate nei mille “trampismi” in cui si spengono per non aver avuto ascolto e accoglienza da altre parti. Perché, insomma, per dirla con le categorie che possiamo provare ad appiccicarvici sopra, se i tassisti guardano a Grillo o a Gasparri e i notai e i farmacisti votano Pd, forse la via che si è presa, in qualche punto, aveva una svolta non chiara e indicata peggio.

Ancora, ma siamo proprio sicuri che quello con cui pensiamo di sostituirli, quelle “novità”, siano davvero migliori? E nell’ipotesi, per chi? Prendiamo il caso “tassisti versus Uber”, non all’ordine del giorno adesso, ché la faccenda riguarda le licenze Ncc, ma di sicuro prossima ventura pure in Italia. Certo, con quel ritrovato per smartphone, chi deve essere trasportato da un posto in un altro con un auto potrebbe avere qualche vantaggio. Ma, nella maggior parte dei casi, chi è costui? I poveri, quelli veri che non possono permettersi il taxi bianco, probabilmente non prenderebbero nemmeno quello nero, semmai aspetterebbero il tram, qualora passasse dalle loro parti. E gli altri? Chi sono gli altri? I lavoratori? Bah, non credo, a meno di non considerare, non dico vantaggiosi, ma almeno accettabili i contratti che riempiono il mondo dei vari ritrovati “smart”, da Foodora all’ultimo servizio di vendita per telefono di tariffe energetiche. Sicuri che per questo mondo “furbo” solo per ricchi giovanotti californiani viziati valga la pena schiacciare un tassista nell’angolo del mutuo sottoscritto per avviare la sua attività?

Ripeto, sarà che penso sempre a quel Sergio del film, e me lo immagino, trent’anni dopo la sua nuova vita iniziata, se non ricordo male, su una 131 “Mirafiori”, come lo stabilimento delle sue battagliere utopie, sostituito da un software sviluppato da un’azienda che fa milioni senza aver il peso di dipendenti con cui dividerli, e la stessa maggioranza fattasi social a spiegarli che le sue proteste messe in piazza per il diritto di campare sono sbagliate, perché quello che combatte è il futuro che loro vogliono.

Poi dice che un tassista si butta a destra.

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