E per premio di maggioranza, un biglietto aereo. In economy

La battuta al limite della perfidia e sul filo del cinismo non ho potuto evitare che mi girasse in mente. Al tempo in cui la politica è impegnata a discutere sul come trovare il modo per assicurare a Tizio o a Caio il raggiungimento di un numero congruo di parlamentari in grado di assicurare la maggioranza, o semplicemente accedere a un premio che ne permetta la costituzione, un altro numero che sarebbe meglio non salisse ha raggiunto, come se le vicende dell’oggi seguissero i dettami del teatro antico, la stessa quota che nelle legge elettorale è fissata quale soglia premiante.

Il 40% che pare lontano dalle possibilità elettorali dei partiti è colto invece da un indice di natura diversa: ci dice infatti l’Istat nella sua ultima rilevazione che la disoccupazione giovanile ha toccato il 40,1%. Ora, come premio di maggioranza, e per far felice qualche improvvido quanto improbabile ministro, si potrebbe pensare di dar loro un biglietto aereo su qualche compagnia migliore delle solite low cost per potersi «togliere dai piedi». In economy, ovvio. E se credete che il tono di queste parole sia eccessivamente sprezzante, pensate a che effetto devono aver fatto quelle di chi festeggiava la #voltabuona, le mirabili sorti e progressive del Jobs act e l’occupazione in ripresa (alla faccia dei gufi e dei “rosiconi”, ça va sans dire) in quanti vedevano la propria condizione non mutare e i loro amici sempre più di frequente nelle stesse dinamiche e nelle medesime processioni di chi cerca, non trovandolo, un lavoro.

Perché, ma lo dico senza evidenze scientifiche, come dato emozionale, diciamo, magari una delle motivazioni che spinge una gran parte dei giovani a rifuggire e bocciare le norme fatte dal governo del “noi-siamo-i-giovani” è anche quell’aria di boriosa protervia che riempie la vacuità dei protagonisti. Perché pure i sentimenti contano, e vedersi sbeffeggiati da chi vanta il successo dei propri atti specchiandolo in quello dei personali traguardi non di rado immeritatamente conseguiti, può diventare urticante.

E spingere a votare qualsiasi cosa purché sia contro di loro, a prescindere dal “merito”.

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