Meno male che Mimmo c’è

Vicepresidente della commissione scienze, tecnologia e sicurezza della Nato e componente, sempre nell’organizzazione transatlantica, della commissione che dovrà occuparsi dei rapporti con l’Ucraina. Di chi stiamo parlando? Ma di Domenico Scilipoti, ovvio. Sì, sempre lui, quello che incespicava sulla pronuncia della stepchild adoption ma con gesto plastico in agilità s’involava, letteralmente, verso il seggio quando era chiamato a far vedere quanto valesse il suo voto.

Ora, voi potreste riderne, ma il senatore Scilipoti si sente fiero del suo nuovo incarico, e si è detto «orgoglioso di rappresentare l’Italia in un così prestigioso palcoscenico istituzionale». Avendone ragione: chi, infatti, meglio di lui può rappresentare il Paese nel quale la garanzia delle pari opportunità è praticata nel concreto, non predicata nei convegni. Se lui, Mimmo per gli amici, è arrivato dov’è arrivato, vuol dire che davvero un’opportunità, qui, non si nega a nessuno. E se il mio tono vi sembra ironico o, peggio, canzonatorio, v’ingannate; sono terribilmente serio, come dannatamente grave è la circostanza di cui discutiamo. Il disvelamento dei miti, si sa, fa male, ma è necessario che qualche ombra gridi all’alba sulla piazza: la meritocrazia è una favola, buona per farvi addormentare e dormire sogni (e vite) tranquilli.

No, non si tratta dei titoli, e non c’entrano le lauree (che tra l’altro lui ha), come non c’entrano nel caso di Valeria Fedeli o Giuliano Poletti o dei mille ancora che potrebbero venirvi in mente: c’entra l’immagine in chiaro che ne emerge. Questa nazione, in tutte le sue articolazioni e in ogni sua declinazione, di meglio non aveva, per quei ruoli, che le persone che ha scelto.

Non c’era nessuno meglio di Valeria Fedeli, per cui un’ignota mano, non si sa quanto pietosa o sarcastica, ha dovuto provare a barare sugli studi fatti, da indicare quale responsabile del dicastero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Non c’era un altro migliore di Giuliano Poletti per fargli fare il ministro del lavoro e parlare ai giovani e dei giovani nei modi di cui ha offerto molteplici saggi in questi anni. E non c’era null’altra qualifica più consona di quelle di Domenico Scilipoti per i due incarichi Nato di cui è stato insignito. Per la semplice ragione che, se mai qualcuno di maggiormente adeguato ci fosse stato, questi e non quelli avrebbero scelto.

E allora, lieti in coro libiamo: meno male che Mimmo c’è.

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