La ricerca della rappresentanza nel tempo della governabilità

Non essendo un cittadino di quei comuni che oggi andranno alle urne per rinnovare le amministrazioni cittadine ho potuto ragionare in questi ultimi giorni di campagna elettorale con un animo e una visione più distaccata e meno interessata. Ovvio, la circostanza per cui a votare andranno le quattro maggiori città italiane e fra esse il capoluogo della regione in cui vivo mi ha spinto ad approfondire alcuni aspetti legati alle vicende delle varie prooste elettorali e i loro progetti, ma tutto sommato posso affermare di aver guardato allo svolgersi del tutto da una distanza, diciamo, “di sicurezza”.

E c’è una cosa che mi è stata subito chiara: a sentire i diversi candidati, nessuno avrebbe intercettato a pieno il mio sentimento rispetto alle questioni della politica. Nessuno dei tanti competitor, tranne quelli eccessivamente eccentrici, ha mai fatto menzione del tema della rappresentanza, che è oggi per me il punto nodale dell’impegno e della partecipazione. Tutti han parlato di governo, chi meglio chi peggio, e lungi da me sottovalutare l’importanza di questo aspetto in una tornata amministrativa. Ma rimane per me quel vuoto, che sinceramente non mi avrebbe aiutato a scegliere. Anzi, forse m’avrebbe fatto seguire l’esempio di tanti, rinunciando a un diritto per paura di vanificarne l’espressione.

Il governo, dicevo, è tema importante per chi si candida a curatore della res publica. Eppure a me non basta. Io, per partecipare, per impegnarmi, fosse pure solo per andare a votare, voglio sapere che ci sarà qualcuno a rappresentarmi, a farsi carico delle mie istanze, a dirsi interprete delle mie aspettative attraverso il voto che esprimo. Che senso avrebbe, altrimenti, quel bel testo dell’articolo 49 della Costituzione che riconosce la facoltà «di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale»?

È in quelle sedi che si esprime la partecipazione popolare e che la sovranità diffusa si realizza per tramite della mediazione degli eletti. La democrazia diretta delle fantastiche e mitologie origini è un’illusione, ancor più vano è pensare di replicarla qui e ora. Nei partiti, o chiamateli come volete, si disponevano invece le condizione per fare della volontà diffusa una proposta collettiva e poi un’azione politica. Mediante quelle formazioni si selezionavano i rappresentanti, che quindi proiettavano nelle istituzioni la visione dei rappresentati. In una parola, si facevano carico di quella rappresentanza ormai sacrificata quasi del tutto sull’altare della governabilità.

Ma se solo per essere governati, vale la pena darsi da fare?

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1 risposta a La ricerca della rappresentanza nel tempo della governabilità

  1. Fabrizio scrive:

    I cinque poli del tempo attuale , che vale la pena di osservare e riflettere, sono cosi distribuiti:
    – 3 poli concentrici “al centro” di cui uno (M5s)indipendente e 2 poli liberali/ radiali (ex Pd e ex PDL)
    – 2 poli territoriali” ai due lati” di cui uno ( Lega-Fdi) idealista/progressista conservatore e l’altro realista/progressista democratico ( Possibile – Si/Sel )

    p.s. segue………………………..

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