Potevate farne a meno, ora non contateli

«Ministra, la prego di non vantarsi dei miei risultati. La mia ERC e quella del collega Francesco Berto sono olandesi, non italiane. L’Italia non ci ha voluto, preferendoci, nei vari concorsi, persone che nella lista degli assegnatari dei fondi ERC non compaiono, né compariranno mai». E ancora: «Abbia almeno il garbo di non unire, al danno, la beffa, e di non appropriarsi di risultati che italiani non sono. Proprio come noi. Vada a chiedere alla vincitrice del concorso per linguistica informatica al Politecnico di Milano (con dottorato in estetica, mentre io lavoravo in Microsoft), quante grant ha ottenuto. Vada a chiedere alle due vincitrici del concorso in linguistica inglese, senza dottorato, alla Statale di Milano, quanti fondi hanno ottenuto. Vada a chiedere alla vincitrice del concorso di linguistica inglese, specializzata in tedesco, che vinceva il concorso all’Aquila (mentre io lo vincevo a Cambridge, la settimana dopo) quanti fondi ha ottenuto».

La risposta seccata (“#avaste” è l’hashtag perfetto che chiude il post) della ricercatrice Roberta D’Alessandro, vincitrice di una borsa da due milioni di euro erogata dall’European Research Council, alla ministra Giannini, che ascriveva a successo italiano tutti i 30 aggiudicatari di quel riconoscimento, dei quali però solo 13 impiegati in progetti in Italia, è da condividere parola per parola. La titolare dell’Istruzione, pienamente in linea con l’idea di merito dell’esecutivo, ha agito un po’ come quegli assessori alle varie ed eventuali nelle terre da cui vengo, pronti a sproloquiare sul talento regionale affermatosi in altri contesti, ignorando che i talentuosi vanno via per incapacità di chi ha amministra nel creare le condizioni perché restino, o a celebrare quale risultato delle proprie politiche in tema di turismo i numeri dell’emigrazione di ritorno, come se quelle auto targate Torino o Varese, Stuttgart o Friedrichshafen-Bodenseekreis fossero di gente arrivata per i languidi cartelloni agostani locali, non per i solidi e saldi legami affettivi e parentali.

Basta davvero. Godetevi i vostri posti di prestigio, che già sono comodi e riveriti abbastanza, assegnatevi tutte le medaglie che da voi stessi fabbricate, incensatevi e lasciatevi adulare da quelli che vi credono quando cianciate di “meritocrazia”, e mai nessun altro come questo governo; ma lasciate fuori dal novero del vostro parlare quello di cui, evidentemente, come ci dice la professoressa D’Alessandro, avete voluto fare a meno.

Non so se e quanto sia appropriato o pertinente, forse ne capiranno di più i filologi, ma fra le pagine di un libro che tanto amo ho ritrovato queste parole, che, inspiegabilmente, mi paiono una chiusura adeguata: «Tutti i giovani di qualche valore, e quelli appena capaci di fare la propria strada, lasciano il paese. I più avventurati vanno in America, come i cafoni; gli altri a Napoli o a Roma; e in paese non tornano più. In paese ci restano invece gli scarti, coloro che non sanno far nulla, i difettosi nel corpo, gli inetti, gli oziosi: la noia e l’avidità li rendono malvagi».

Questa voce è stata pubblicata in libertà di espressione, politica, società e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento