Il ripiegamento borghese

Questo articolo ha bisogno di una premessa: sono per i matrimoni egualitari, con piena parità di riconoscimento, diritti e doveri delle coppie senza distinzione di fede, razza e orientamento sessuale, adozione compresa, penso che il “ddl Cirinnà” vada approvato così com’è, almeno quale primo passo, e credo che abbiamo perso già fin troppi anni, fra chi gorgheggia di “valori tradizionali” e quanti parlano di “altre priorità”. Il fatto che oggi in piazza ci possano essere centinaia di migliaia di persone a sostenere il contrario, fortifica la mia opinione; sono proprio le minoranze ad aver bisogno di maggior tutela e riconoscimento.

Fra sentinelle in piedi e adinofli sdraiati (lo so, l’adinolfo sdraiato è un’immagine per stomaci forti), ritengo che quelli che manifesteranno a Roma, consciamente o meno, stiano difendendo un sopruso perpetuato sulla pelle degli altri, perché a loro nulla sarebbe tolto dall’estensione di un diritto, per il quale, di conseguenza, è stato giusto la settimana scorsa battersi pubblicamente. Ciò che non capisco è perché mai in Italia, giovani e anziani, siano tanto pronti a difendere le proprie convinzioni morali, quanto poco si spendano per tutelare i loro interessi sociali. Mi spiego meglio: perché si è disposti, senza battere ciglio, a subire ricatti e restringimenti continui dei propri diritti sul lavoro, e poi si riesce a organizzare una manifestazione diffusa in tutto il Paese per chiedere l’ampliamento di quelli individuali?

No, non sto dicendo che ci sia contrasto fra gli uni e gli altri, tutt’altro; non c’è avanzamento civile senza progresso sociale e viceversa, ecco perché non mi spiego la battaglia sulla famiglia, qualunque essa sia, in un’epoca priva di pari tensione su quella per la scuola, per l’ambiente, per il lavoro, appunto. È come se fosse in pieno svolgimento un ripiegamento borghese, un riflusso di restaurazione, se mai ci fosse stato un flusso progressista. O peggio, è come se, da quel 14 ottobre del 1980, i silenziosi maggioritari in marcia non si fossero mai fermati, fino a convincerci tutti che solo il privato interesse, o di famiglia, se preferite, è quello su cui è lecita l’azione di difesa, per tutto il resto, ci penserà poi il mercato.

Perché credo che sia pure in questi termini la questione del tempo che stiamo vivendo. Ognuno di noi cerca nell’edonismo consumistico il proprio appagamento e restringe il campo del personale interesse fino all’esclusiva sfera del particulare, familistico e anti-etico. Incessantemente tesi alla ricerca della vita tranquilla, senza conflitto o contrasto, abbiamo ridotto l’orizzonte valoriale a quello immediatamente percepibile nel nostro pezzo di mondo, nel nostro vicinato, nel nostro appartamento.

E tornano alla mente – e come potrebbero non farlo – i versi di Pier Paolo Pasolini, da Serata romana: «Nel quartiere borghese, c’è la pace,/ di cui ognuno dentro si contenta,/ anche vilmente, e di cui vorrebbe,/ piena ogni sera della sua esistenza».

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