“Sono molto gravi le minacce che incombono sulla democrazia italiana e io avverto tutto il rischio di lasciare campo libero a forze sovversive”, scrive Alfredo Reichlin in un editoriale su l’Unità, interamente rivolto alla minoranza del Pd e a quella sinistra che il Pd lo sta abbandonando e dal titolo che lascia poco spazio alle interpretazioni: Non è tempo di scissioni. La sua storia e la sua vita non consentono una facile archiviazione delle sue valutazioni, però.
Però, nelle parole di Reichlin, leggo l’eco di una storia già sentita: quella del “voto utile”. È come se si dicesse: “Attenzione, là fuori è un brutto mondo, pieno di pericolosi sovversivi animati da pulsioni demagogiche e populiste; quindi, restiamo uniti, compagni, che è l’unico modo per non far vincere loro”. Più o mendo quello che spiegarono ai tempi di “Veltroni contro il maggior esponente dello schieramento a lui avverso”. Solo che ricordiamo pure come andò quella storia: prima che la legislatura finisse, con lo stesso Berlusconi si trovarono alleati a sostenere Monti, e di nuovo insieme nel governo Letta all’inizio della successiva. Chi dice che non accada ancora, anche con chi oggi è definito “minaccia sulla democrazia”?
Non ci provate, abbiamo già dato, o meglio, avete già preso su quel versante e sfruttando quella velata avvisaglia quasi intimidatoria; non è più ora, non avete più la credibilità necessaria. Avete fatto approvato tutte quelle cose che col “voto utile” dicevate di voler impedire, e vi siete addirittura alleati con coloro che dicevate di voler con quello combattere. Berlusconi era l’innominato da sconfiggere nel 2008 come oggi lo è Salvini: con quale patente vi presentate nel dirvi alternativi?