Non si astengono, vi lasciano lavorare

In fondo, non è quello che chiedevate? Dico, non è quanto governanti e parlamentari, sindaci e consiglieri, presidenti e assessori (e i tanti loro sostenitori tifanti) chiedevano? “Lasciateci e lasciateli lavorare, non è tempo di perdersi in discussioni e chiacchiere, è invece l’epoca dei fatti e delle cose concrete”. Più o meno, è così che ripetono un po’ tutti da almeno trent’anni, giusto?

Per non disturbare i manovratori, quindi, sempre di più sono quelli che cercano di fare il minor rumore possibile, evitando anche il piccolo scricchiolio che dà lo scorrere della matita copiativa sulla scheda elettorale. Come non si andrebbe mai a far visita a chi si sa troppo impegnato, capita che molti rinuncino a partecipare alla farsi sociale della politica, semplicemente per non arrecar fastidio a chi dal lavoro politico è quotidianamente oberato.

Dopotutto, diciamocelo con franchezza, data la situazione attuale, è pure superfluo provarci. A ben guardare, hanno ragione quei politici che considerano l’astensione “un problema secondario”. Pensateci: seggi e percentuali si calcolano sui voti validi, importa solo la governabilità e non la rappresentanza, di conseguenza conta chi vince e a quelli che non vincono si spiega che è meglio che si adeguino ai vincenti, visto che “non rappresentano nessuno” (d’altronde, s’è già detto che la rappresentanza è inutile), e di solito essi lo fanno con slancio e ardore collaborativo, c’è una condizione in cui la raccolta del consenso e il conseguente risultato elettorale non può che favorire chi ha il potere perché già al governo, e che non può far altro che effettuare le ineluttabili scelte e assumere le obbligate decisioni che la congiuntura economica, gli accordi sovranazionali, i mercati, le borse, lo spread, il destino cinico e baro impongono, a che serve votare? Si rischia solo di compromettere il risultato.

Certo, mi si potrebbe rispondere: “per scegliere chi dovrà governare”. Ovvio, ma se comunque sarebbe per muoversi nello stesso schema, ché non ci sono alternative, e attuare le medesime politiche, che non sono né di destra, né di sinistra, ma necessarie, la valutazione elettorale è davvero solo sul “chi”, inteso come colui o colei che dovrà andare a ricoprire una qualche carica, coloro che dovranno fare della politica mestiere, lavoro, professione. A quanti sono direttamente interessati o in corsa, è chiaro che interessa. Gli altri, si limitano a guardarla in tv, come una partita di calcio, se son tifosi, o a commentarne distrattamente i risultati al bar, prima di passare al commento delle condizioni atmosferiche e dopo aver commentato l’ultimo crimine in cronaca.

Partecipazione? E per cosa, di grazia? Se la politica è solo, e in modo esclusivo, nel senso che mira a escludere per banali e materiali ragioni di spazio e posti , quella che si fa nelle istituzioni, chi a essere lì non vuole, o anche solo non può, ambire, di cosa dovrebbe partecipare?

No, davvero, signore e signori potenti: non è che quanti si astengono dal far parte del novero dei votanti, lo facciano per farvi un dispetto, quasi volessero con la loro assenza mettere in dubbio la vostra legittimazione e legittimità, tutt’altro. Lo fanno per riguardo, per non disturbare le vostre manovre, per lasciarvi lavorare.

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