Una sera a Milano, quasi primavera,
passeggiando dopo cena, incuriosito.
Svolti a un angolo, cammini un po’,
ti chiedi dove passi il giorno la gente
che poi alla sera s’assiepa nei locali,
che monta su moto lucide, che sale,
con cura per non sdrucire il vestito,
su auto lavate da poco, spesso scure.
E trovi una banca, e ne trovi un’altra,
una ancora, e poi di nuovo e più in là
uffici sempre illuminati, come vissuti.
Svolti ancora l’angolo, c’è una mano,
con dita mozze e uno volgare al cielo.
C’è scritto “Borsa” sul palazzo bianco
di marmo, duro e freddo, non ti chiedi
perché abbian voluto farlo così: lo sai.
Il portico d’un altro palazzo è di fronte,
è liscio il pavimento e pulite le colonne,
cartoni, coperte e di nuovo sai il perché:
a piazza degli Affari dormono i clochard.