Ma quante guance ha un popolo?

           "Ma non vedo più nessuno che s'incazza/ tra tutti gli assuefatti della nuova razza": così qualche anno fa cantava Gaber nella sua “La razza in estinzione”. Profetico? Non lo so.
           Ma temo che su alcuni aspetti del carattere e del senso civico della sua generazione, quella delle grandi contestazioni, avesse ragione: quei sentimenti si, hanno perso. O meglio, si sono persi, smarriti fra gli scaffali dell'Hi-tech ed i negozi di moda nelle gallerie commerciali.
            No, non voglio essere pedante. E' che non capisco quanto ancora i vari Catilina potranno abusare della nostra pazienza.
            Ieri ho ascoltato le parole di Brancher ed ho letteralmente urlato. Non solo l'han fatto ministro alle varie ed eventuali, non solo nemmeno lui sa quali siano le deleghe che gli sono state attribuite, non solo era seccato d'esser disturbato di domenica, ma ha anche detto che se la prendono con lui perché l’Italia ha perso ai Mondiali. I Mondiali? Ma che c'azzecca?
           Eppure non è il primo. Scajola, senza tradire la minima smorfia d'un sorriso, minacciava fuoco e fiamme se avesse scoperto chi "a sua insaputa" gli aveva pagato la casa; Bertolaso è sempre scocciato di essere disturbato dai giornalisti che gli chiedon conto di come ha speso i soldi pubblici (scusando l'ardire); Lunardi ha ammesso d'aver avuto favori, ma ha poi aggiunto "che male c'è?", anche in questo caso senza arrossire, ci mancherebbe.
           E noi che facciamo? "Anche le mandrie rompono gli stabbi", scriveva Scotellaro, "noi che facciamo?".
           Be', intanto contestiamo Lippi e la Nazionale; non si sa mai che avesse ragione Brancher. E poi…nulla.
           Proprio questo, temo, sia la misura della nostra residua forza d'animo in quanto popolo: nulla. La "dolce e terribile ombra" aveva annunciato con gaiezza la sua scienza, e giuro che mai mi sarei aspettato un simile smarrimento sterile dalla fine delle credenze acritiche. Forse era troppo anticipata la gioia, senza che un vero ubermensch fosse lì a reggere il peso del nuovo sorgere del sole. O forse nessun sole stava sorgendo ed erano solo bagliori di tempesta. Fatto sta che la credenza acritica che prima era legata ai pensieri ora è connessa alle emozioni; e questo è davvero un cambiamento epocale, ma a ritroso.
           Sempre più persone perdono o non trovano lavoro, ma noi plaudiamo agli industriali che ci dicono che la crisi e finita, anche se la ripresa sarà senza occupazione: come dire, è finita per loro, per i quali forse nemmeno era cominciata.
           Il Governo vara una manovra lacrime e sangue: si, ma a piangere e sanguinare non saranno certo loro, che nel frattempo nominano un nuovo ministro e si portano nuove amiche oltreoceano.
           Agli operai con poco lavoro e poca paga vien detto "se ne volete un po' di più, firmate qui per rinunciare ai vostri diritti" e li si sottopone pure alla farsa del voto fra un piatto di lenticchie od un calcio nei denti; ed il risultato beffa rischia di essere la traccia delle nuove relazioni fra capitale e lavoro.
           E’ una serie infinita di affronti, di offese alla nostra intelligenza ed alla nostra dignità di popolo. Possibile che sappiamo prendercela solo con i calciatori? Possibile che solo veline e pallonari siano i nostri punti di riferimento morali e sociali, sia che siano modelli vincenti sia che stiano lì ad impersonare la sconfitta?
          Ma quante guance ha un popolo? Quanti altri schiaffi dovranno darci prima che un moto di sacrosanta ira animi il corpo inerme di quest’insieme di volti che chiamiamo “Nazione”?

 

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