Meglio tardi che mai

L’11 aprile scorso, alla vigilia delle ultime elezioni politiche, in un articolo su questo blog scrivevo: "non capisco perché si continua a dire questa falsità che il voto è utile se dato ad uno schieramento che ha le carte per poter vincere e quindi governare. Davvero, anche perché, a meno di essermi perso qualche modifica alla Costituzione, l’Italia è una Repubblica parlamentare, e non presidenziale. Quindi si vota per eleggere un Parlamento, non un Governo, tanto meno un premier. E non lo dico io, lo dicono quei milioni di italiani che, meno di due anni fa, hanno respinto con un referendum quella scellerata proposta di modifica costituzionale presentata dal centro-destra che aveva nel presidenzialismo la sua più caratteristica connotazione. Che succedere? Ora il presidenzialismo dei saggi della baita padana è buono pure per wonder Walter? Allora, fino a che si elegge un parlamento è inutile cercare di girarci intorno: si vota per eleggere dei parlamentari scegliendoli fra i partiti che si presentano e dando il proprio consenso a quelli che più riteniamo in grado di poterci ‘rappresentare’. Non ‘governare’, ma ‘rappresentare’; è un concetto difficile da capire per chi di democratico conosce solo gli aggettivi”.

Finalmente, per quanto difficile per i democrats di casa nostra, questo concetto è stato digerito e metabolizzato da quelli del loft. Sentire Veltroni parlare di una maggioranza (quella attuale) che svuota di senso il Parlamento e che non rispetta i principi sacrosanti della democrazia e della rappresentanza mi fa piacere. Ma un po’ mi fa incavolare.

Perché, caro il mio segretario del Pd, non eravamo mica tutti idioti quando ti facevamo notare l’aleatorietà e la pericolosità del richiamo incessante al “voto utile”. Perché dal voto utile dato solo a quei partiti che possono giocarsi la carta del governo all’identificazione di “politica utile” solo quella del governo il passo è breve. E quando il processo di “aziendalizzazione della politica” sarà concluso, allora l’assemblea degli azionisti (elettorato e camere di rappresentanza) non conteranno definitivamente più nulla nelle decisioni dell’amministratore delegato e del consiglio di amministrazione (capo del governo e consiglio dei ministri).

Nei prossimi giorni, se avrete la pazienza di seguirmi, cercherò di approfondire questi argomenti. Ora, nel poco tempo a mia disposizione in questo periodo, volevo solo richiamare l’attenzione su questo “piacevole ravvedimento” in casa Democratica, non tanto per dire, con inutile vanagloria, “ve l’avevo detto”, quanto piuttosto per accogliere con soddisfazione un sano “meglio tardi che mai”.

 

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