Forse che la storia delle royalties ha stancato?

            Oggi parlo della mia terra. Qualche giorno fa, c’è stata a Potenza una grande manifestazione contro le perforazioni finalizzate alla ricerca di idrocarburi che si dovrebbero effettuare a pochi chilometri dalla capoluogo lucano. Alla manifestazione, promossa dai comitati spontanei “No Oil” c’erano tantissimi giovani, ragazze e ragazzi, ma anche sindacalisti, esponenti politici da destra a sinistra (non nel senso di tutto l’arco parlamentare, ma nel senso che c’erano quelli della Fiamma e quelli di Sinistra-Arcobaleno, in mezzo il vuoto, se non dichiarazioni di routine), associazioni ambientaliste, eccetera, eccetera, eccetera.

            Ma come? Nella Regione che vede schizzare in alto il suo Pil grazie al petrolio ci sono tanti che non lo vogliono? Nella Regione che esce dall’Obiettivo 1 (le aree, secondo i parametri Ue, caratterizzate da sottosviluppo) grazie anche all’oro nero, c’è qualcuno che di tirarne fuori dell’altro, di petrolio intendo, proprio non ne vuol sapere? Ma allora è vero che la gente non è mai contenta? O forse che i lucani hanno ormai talmente tanti soldi e benessere che possono permettersi di fare i presuntuosi e dire “ci infastidisce la puzza, smettetela di tivav fuovi quella voba”?

            Purtroppo nessuna di tutte queste ipotesi coglie la realtà dei fatti. Il petrolio in Basilicata si estrae (e non poco) da ormai oltre 12 anni. E da oltre dodici anni la Basilicata gode delle royalties (le compensazioni ambientali date dalla compagnie petrolifere per l’estrazioni e pagate in ragione percentuale sui barili estratti). Ma che ne abbiamo avuto.

C’è un’opera cinematografica, una produzione indipendente datata 1999 di Domenico Ciruzzi, regista poco noto, che è ambientata fra Stigliano e la Val Basento, girata con attori non professionisti, e parla delle prime estrazione di idrocarburi negli anni sessanta in quell’area. Si chiama “Sbraineff” ed è girata completamente in vernacolo stiglianese. La cito solo per un motivo: c’è una scena in quel film che riassume un po’, forse, lo stato d’animo che muoveva i manifestanti dell’altro giorno a Potenza. Ad un certo punto della storia, appena si diffonde la notizia che hanno trovato il petrolio in Val Basento (in effetti lì negli anni sessanta trovarono dei giacimenti di gas, ma poco importa, il senso e l’adattabilità sono identici) si sviluppa un dialogo fra due personaggi. Il primo entusiasta, racconta delle meraviglie che da ciò deriveranno, anche se nel corpo e nella voce è segnato da un dubbio atroce, da uno scetticismo tutto contadino che forse con l’entusiasmo vorrebbe esorcizzare. L’altro invece è serafico, impassibile. E quando il primo lo incalza dicendogli “ma allora? Hai sentito che hanno trovato il petrolio giù a Pozzitello?”, lui risponde “e che m’importa. Sarebbe stato meglio avessero trovato il vino”.

Ignavia meridionale? No. Si estrae petrolio da dodici anni, si incassano royalties da dodici anni e questa eterna promessa di rilancio non ha prodotto alcun risultato tangibile. Certo, in molti obietteranno che con i fondi del petrolio i comuni hanno potuto fare molte opere, così come la Regione. Forse è vero. Ma l’ultimo rapporto Svimez ci dice che oltre 3.000 giovani l’anno abbandonano il territorio regionale per cercare lavoro. I dati dell’occupazione ci dicono che questa è sempre meno e sempre più precaria. Questa eterna promessa di rilancio sociale e produttivo non si è mai realizzata, ed ora l’unico concreto risultato sono estrazioni petrolifere accanto ad aree di pregevolissimo interesse naturalistico. E si pensa anche, sperando siano solo follie degli imperatori dell’oro nero, di estrarre greggio anche dal mare, impiantando piattaforme petrolifere a qualche centinaia di metri dinnanzi ai villaggi turistici che, così ci dicevano, avrebbero dovuto anch’essi rilanciare, attraverso il turismo, l’economia locale.

 Ed anche sull’ammontare delle royalties ci sarebbe poi da discutere, e non poco. Sono state utilizzate per interventi di varia natura, dal rifacimento dell’arredo urbano dei comuni al sostegno di improbabili progetti di promozione territoriale. Inoltre, fra quota regionale e quota nazionale, le compagnie petrolifere che estraggono in Basilicata riconoscono in royalties solo circa il 7% del ricavato. Il Venezuela, un paese da quasi tutti i nostrani vati del mercato definito arretrato e governato dal peggio (secondo il loro punto di vista) che si possa avere, fino allo scorso anno si faceva riconoscere il 16,6 % ed oggi ha alzato quella percentuale al 30% (fonte:Angelo Battisti – Direttore della Fiab, la Federazione Italiana Autonoma Benzinai). Come ha fatto? Semplice: il buon Chàvez è andato dai petrolieri e gli ha detto che o gli lasciavano il 30 % del ricavato delle estrazioni o per lui potevano anche andar via subito. Beninteso, il buon bolivariano si è premurato di ricordare ai vari sceicchi del petrolio che tutto ciò che al momento c’era sul territorio venezuelano diveniva proprietà dello Stato del Venezuela, impianti, mezzi e strutture delle compagnie petrolifere compresi. E i petrolieri? Sono ancora lì a lavorare, a dimostrazione che il 30% non era poi una percentuale fuori dal mondo.

E allora, forse che la storia delle royalties ha stancato? Non lo so, certo è che dei fasti annunciati ancora non se ne è vista nemmeno l’ombra, e sempre più la bruciante battuta del film di Ciruzzi sembra essere perfettamente adatta alla situazione. Magari vino Docg, non si sa mai che con un buon piano di promozione…ma questa è un’altra storia.

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4 risposte a Forse che la storia delle royalties ha stancato?

  1. anonimo scrive:

    Sai che piano industriale a livello regionale puoi intraprendere con quei miliardi piovuti dal cielo? Invece i soldi se li pappano gli industriali del Nord, oltre che la manodopera, dato che emigrare è meno costoso.

  2. anonimo scrive:

    Sai che piano industriale a livello regionale puoi intraprendere con quei miliardi piovuti dal cielo? Invece i soldi se li pappano gli industriali del Nord, oltre che la manodopera, dato che emigrare è meno costoso.

  3. anonimo scrive:

    E se non è colonialismo questo!!!!

  4. anonimo scrive:

    E se non è colonialismo questo!!!!

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