Pacs Vobiscum

             Buongiorno a tutti,
            e la pace sia con voi, Pax Vobiscum . Certo che questo saluto benaugurale, quasi benedicente, fatto proprio per secoli dalla Cristianità è davvero bello. Non me ne vogliamo gli amici e fratelli Islamici, come anche molti Cristiani del resto, devoti e seguaci del congedo con le parole “il Signore sia con te”, ma seconde me, augurare a chicchessia la Pace è quanto di più bello e altruista ci possa essere nel panorama dei commiati e dei saluti.
            La Pace è infatti la massima forma di convivenza civile fra gli uomini. Essa si basa sull’amore per l’altro, sull’accettazione, spesso incondizionata, delle differenze – ferme restanti le proprie prerogative, è ovvio – altrui; è la Pace il messaggio che discende dal magnifico “discorso della montagna” di Gesù Cristo. E’ ancora la Pace il messaggio dell’entrata trionfale del Cristo a Gerusalemme; è la Pace, inoltre, il commiato con il quale il Nazareno saluta il mondo morendo, perdonando gli uomini per ciò che hanno fatto. La Pace come conseguenza obbligata dell’amore per l’altro. Per tutti gli altri.
            Cristo, sul Golgota, perdona il Ladrone, rassicurandolo circa il suo approdo il Paradiso. Cristo salva la Peccatrice dalla lapidazione, con il più bel pensiero d’altruismo che si possa mai pensare: “chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.
            Nessuno scagliò pietre all’indirizzo di alcuno in quell’occasione, tutti consci, gli astanti, dei loro peccati e delle loro, piccole o grandi, nefandezze. Oggi però i seguaci del messaggio del Nazareno, i fedeli della Buona Novella sono sì talmente nettati nell’anima e nello spirito che scagliano pietre contro tutti e tutto, assisi sul candore delle loro immacolate coscienze.
            Già, già, lo so, penserete che sono ingiusto, politicamente scorretto, fazioso, che anch’io sparo a zero su una parte di persone che non la pensa come me, eccetera, eccetera, eccetera. Però non c’è la faccio, davvero, non riesco minimante a sopportare chi si richiama ai valori Cristiani – al messaggio di Colui che nella sua magnificenza seppe accettare ed accogliere tutti, gli ultimi per primi – mentre si afferma, senza nemmeno arrossire un pochino, che “siccome i Pacs servono, sostanzialmente, solo alle coppie omosessuali, parlarne costituisce un attentato ed una minaccia per l’essenza stessa ed i valori della famiglia tradizionale e del matrimonio” (non metto nomi a queste frasi perché, oggi, non voglio lapidare nessuno. A chi vuole ricordarle, dico solo che sono di un noto politico italiano, rilasciate in un’intervista andata in onda domenica, nell’edizione delle tredici del tg di Rai 2).
            Queste simili frasi non solo non le condivido, ma mi fanno ribrezzo e terrore. Degli omosessuali non bisogna parlarne perché si offende la decenza? E quanto poco dista ciò dalle criminali azioni di imbecilli con la testa rasata? Quale distanza minima si frappone fra un simile atteggiamento e la bieca volontà di nascondere alla vista – ed alla discussione – una “casta” che si vuol considerare “reietta”? Quanto corto è il distacco fra simili tesi ed il rinchiudere chi è portatore di una simile “onta sociale” in campi di sterminio, come è stato fatto da Hitler e poi nascosto e dimenticato dalla Storia? Degli omosessuali, infatti, questa gente – permettetemi questa piccola digressione – non ne vuole parlare: mai. Nemmeno quanto dovrebbe insegnare ai propri figli la barbarie di chi, come i Nazisti, ha voluto talmente nascondere queste persone da sterminarle in campi di concentramento. Ma di ciò si legge poco, per non dire nulla, nei libri di storia a scuola.
            Le urla, mediaticamente forsennate, ascoltate in questi giorni – da esponenti di destra e di sinistra, confermando che la grettezza mentale non ha colore, è grigia – circa la discussione sui Pacs confermano queste mie parole; purtroppo. Quel Cristo che amava gli ultimi e che per loro ha voluto morire, quell’Uomo che sfidò la folla inferocita ed accecata dall’idiozia e del pregiudizio per salvare una sconosciuta accusata di essere una meretrice, quel Dio che perdonò nell’amore chi gli lacerava le carni per paura della sua parole, cosa direbbe di tutto ciò? Non lo so di preciso, ma dubito che considererebbe gli omosessuali indegni di essere riconosciuti nei loro diritti.
            Non sono certo io quello chiamato a difendere il senso profondo del Cristianesimo: non ne ho titolo e non me ne arrogo il diritto. Mi dispiace solo vedere la Buona Novella difesa in nome della Famiglia da politici che hanno talmente alto il senso della stessa da averne tre.
            Una cosa però vorrei dirla a chi si scandalizza della discussione e della possibilità di approvare un sistema di garanzie di legge per le coppie di conviventi, indipendentemente dalla razza, dall’età, dallo stato sociale e dal sesso dei componenti. Io sono sposato. Io e mia moglie ci siamo sposati in Chiesa, secondo il rito di “Santa Romana Chiesa” come si diceva un tempo. Lo abbiamo fatto perché così abbiamo ritenuto giusto. Non ci verrebbe mai in mente, però, di dire ad altri che scelgono la convivenza, o che si sposano secondo il rito Luterano, che “dovrebbero vergognarsi della loro scelta di vita”. E, di contro, non sopporteremmo un minuto chi dicesse ciò a noi.
            Ciò detto, le mie idee non sono minimamente messe in crisi dalla discussione politica e sociale sui Pacs. L’amore che provo per mia moglie, per la mia famiglia d’origine, per i miei genitori, mio fratello, i miei suoceri, tutti i parenti “diretti e aggiunti”, rimane immutato, anche se continuo a sostenere il diritto di ognuno di vivere come vuole. Non è che se domani viene approvata una legge che riconosce le coppie di fatto divorzio da mia moglie, rinnego la mia famiglia e vado a convivere con un uomo. Con tutto il rispetto per chi lo è (e vi prego di credere che non è una frase fatta, ma un sentimento di rispetto reale e vero), non sono omosessuale e credo nel matrimonio. E ciò non cambierà se e quando (speriamo presto) ci sarà il riconoscimento delle coppie di fatto.
            Che idea di “famiglia tradizionale” e “matrimonio” hanno coloro che temono che il riconoscimento delle coppie di fatto possa mettere in crisi tali “valori”?
            Salve a tutti, e Pacs Vobiscum.
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