Alcune brevi precisazioni

Buongiorno a tutti,
            mi corre l’obbligo, come si esordisce nei discorsi pubblici, di rispondere ai tre commenti lasciati al mio articolo sulla “querelle” Ratzinger versus Islam.
            Due parole, non di più, per rispondere ad Angela, Prima Direttiva ed al commento lasciatomi da un visitatore anonimo. Cominciamo col dire innanzitutto che ringrazio veramente di cuore quanti visitano il mio blog contribuendo con le loro osservazioni a stimolare la discussione e l’approfondimento dei temi trattati.
            Ad Angela vorrei dire subito che anch’io valuto negativamente, dal punto di vista formale, l’errore di comunicazione del Papa, che proprio in quanto tale, capo della comunità Cattolica, non può dimenticarsi di quanti occhi ha puntati addosso e lanciarsi, sull’altare del suo essere professore, in erudite spiegazione, spesso poco comprensibili. Si potrebbe definire un errore di superficialità. Ciò detto, però, nemmeno si può negare a qualcuno, fosse anche il Papa, il diritto di dire ciò che pensa, minacciando la libertà di parola con manifestazioni isteriche o, peggio, nascondendosi dietro l’ipocrisia del “politicamente corretto”.
            Ringrazio anche l’utente anonimo per la sua visita e per la citazione dandreiana. Però vorrei chiarire un punto, probabile foriero di fraintendimenti. Io non sostengo che il Dio occidentale sia comprensibile solo attraverso la regione; sostengo invece che, a differenza del Dio primigenio israeliano, quello cristiano/cattolico e più “secondo ragione”. Ricordiamo Paolo presso gli ateniesi e le sue difficoltà di spiegare a quel popolo che quello di cui predicava era il solo Dio, unico e che non ammetteva relativismi. Gli ateniesi lo accusarono di portare la parola di un Dio “presuntuoso” e negatore delle libertà dei singoli, e da quel primo scontro fra la religione ancora ebraica e la cultura occidentale cominciò a nascere la visione cristiana della razionalità della divinità. Visione tanto presente che l’incipit del vangelo di Giovanni, il più giovane dei quattro evangelisti e quindi il più disposto a cogliere le innovazioni occidentali, quel suo “all’inizio era il verbo…”, porta nel Cristianesimo il concetto di logos, di pensiero, di filosofia, di Occidente. Il logos è ragione, è senza logos non c’è dialogo: il Papa non ha semplicemente ragione ad affermare il dominio del logos nella religione Cristiana contrapposto alla pura fede in quella Ebraica, ed ancor più in quella Islamica che di essa rappresenta una sorta di ritorno all’ortodossia, di Riforma volendo fare un parallelismo con un fenomeno della Cristianità. Egli, quando afferma ciò, porta solo alla luce una verità di fatto.
            A questo punto, e qui rispondo a Prima Direttiva, vorrei però ricordare che, ovviamente, il Papa non è relativista. E’ questo un suo limite, ma è questa, altresì, la sua principale caratteristica. Il Dio del Papa non è certamente “illuminista”: la religione del Papa è modellata dalla ragione, dalla razionalità, ma, ovviamente, ammette solo sé stessa. E’ religione, non filosofia. Non è disposta né disponibile a cedere i suoi principi sull’altare del confronto. L’essere “razionale e ragionevole” del Cristianesimo non si sposa certo con il relativismo: è una razionalità non disposta alla trattativa, che non ammette la possibilità che la religione possa essere diversa da come è il Cristianesimo. Tradotto, il Cristianesimo non ammette un modo di intendere Dio diverso dal suo, così come, del resto, fa l’Islamismo, il Buddismo, l’Ebraismo, l’Induismo…Non è relativista, perché è religione, ed anche se modellata dalla ragione è comunque e sempre fondata sulla fede.
            La ragione assoluta, quella che muove, o dovrebbe, la ricerca scientifica, e, in parte perché, oltre quella apollinea c’è anche la sfera dionisiaca, la filosofia, è disposta ad accettare altre idee, a cambiare, ad adattarsi. Essa non si basa su delle verità assolute, ma, almeno dovrebbe, su dei fatti noti. Per questo il Papa c’è l’ha con il relativismo che minaccia tutte le visioni univoche del mondo, quindi anche la sua, e perciò il Dio del Cristianesimo, come quello di tutte le altre religioni, non può essere “illuminista”, perché ciò significherebbe mettersi in discussione.
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8 risposte a Alcune brevi precisazioni

  1. anonimo scrive:

    Sono ancora l’utente anonimo di ieri… Volevo semplicemente spiegarmi meglio. Non ho inteso dire che il Dio europeo lo si può conoscere razionalmente, ma solo che Dio in quanto prodotto della ragione, deve stare alle sue regole. Alcuni esempi: Dio ha sembianze umane, la ragione non ne conosce altre. Dio è potete, è il bene e il male, sta in cielo, perdona, ti aiuta, ti punisce e ti permette di essere libero. Dio può sempre. Immaginiamo di non appartenere al Suo mondo e di osservare la nostra situazione dall’esterno. Vedremmo sicuramente una grande teca di formiche (noi) libere di muoversi -comunque sempre una teca- con Lui che dall’alto ci osserva. Triste e profana rappresentazione della condizione umana. Eppure questo è! Altrimenti come spiegate “Dio, perchè mi hai abbandanato?!” e “dov’era Dio mentre bruciavano i forni?!”. Sono tutte richieste di aiuto in momenti difficili, richieste d’aiuto quanto non si ha più nulla in cui sperare, richieste d’aiuto quanto “ragionevolmente” nessun umano ci può più aiutare. Richieste d’aiuto quando la nostra teca non ci offre più via d’uscita. Come se arrivati ad un certo punto le leggi e l’esperienza umana non fossero più di aiuto all’uomo. A questo punto occorre qualcosa o quanculo di “inimmaginabile” di “irrazionale” che possa salvare la situazione. Un supereroe. Di fatti leggete i fumeti, osservate i cartoni animati tutti i supereroi hanno molte affinità con Dio. Si invocano nel momento del bisogno “Superman (oltre-uomo)pensaci tu!”, giusti con i giusti, cattivi con cattivi, misericordiosi con i pentiti! Ecco è una rappresentazione umana, ripeto troppo umana, che ci aiuta a vivere pertanto non può essere una gabbia più piccola della nostra teca. O permette di espandere le possibilità del nostro mondo oppure non ha ragione di esistere. Ecco perchè ritengo che Dio, secondo l’accezione europea, “ragionevolmente” si può capire. Un “Dio fuoco” che mi dovrebbe aiutare quando ho una scatola di cerini da 30 centesimi in tasca non mi è utile, perciò non esiste. Un Dio del raccolto nell’era del disserbante chimico non mi è utile, perciò non esiste. Un Dio che mi affama perchè devo rispettare la sua vacca non è giusto, perciò non esiste. Un Dio che mi vieta di usare la cambiale non mi è utile, lo modifico. Un Dio che mi vieta di votare contro i comunisti non mi è utile, lo cambio. Un Dio che mi lascia vivere come voglio, che non mi costringe a peregrine dimostrazioni di fede e mi promette il paradiso, bhè, almeno per il momento, esiste e mi sta bene crederci.

  2. anonimo scrive:

    Sono ancora l’utente anonimo di ieri… Volevo semplicemente spiegarmi meglio. Non ho inteso dire che il Dio europeo lo si può conoscere razionalmente, ma solo che Dio in quanto prodotto della ragione, deve stare alle sue regole. Alcuni esempi: Dio ha sembianze umane, la ragione non ne conosce altre. Dio è potete, è il bene e il male, sta in cielo, perdona, ti aiuta, ti punisce e ti permette di essere libero. Dio può sempre. Immaginiamo di non appartenere al Suo mondo e di osservare la nostra situazione dall’esterno. Vedremmo sicuramente una grande teca di formiche (noi) libere di muoversi -comunque sempre una teca- con Lui che dall’alto ci osserva. Triste e profana rappresentazione della condizione umana. Eppure questo è! Altrimenti come spiegate “Dio, perchè mi hai abbandanato?!” e “dov’era Dio mentre bruciavano i forni?!”. Sono tutte richieste di aiuto in momenti difficili, richieste d’aiuto quanto non si ha più nulla in cui sperare, richieste d’aiuto quanto “ragionevolmente” nessun umano ci può più aiutare. Richieste d’aiuto quando la nostra teca non ci offre più via d’uscita. Come se arrivati ad un certo punto le leggi e l’esperienza umana non fossero più di aiuto all’uomo. A questo punto occorre qualcosa o quanculo di “inimmaginabile” di “irrazionale” che possa salvare la situazione. Un supereroe. Di fatti leggete i fumeti, osservate i cartoni animati tutti i supereroi hanno molte affinità con Dio. Si invocano nel momento del bisogno “Superman (oltre-uomo)pensaci tu!”, giusti con i giusti, cattivi con cattivi, misericordiosi con i pentiti! Ecco è una rappresentazione umana, ripeto troppo umana, che ci aiuta a vivere pertanto non può essere una gabbia più piccola della nostra teca. O permette di espandere le possibilità del nostro mondo oppure non ha ragione di esistere. Ecco perchè ritengo che Dio, secondo l’accezione europea, “ragionevolmente” si può capire. Un “Dio fuoco” che mi dovrebbe aiutare quando ho una scatola di cerini da 30 centesimi in tasca non mi è utile, perciò non esiste. Un Dio del raccolto nell’era del disserbante chimico non mi è utile, perciò non esiste. Un Dio che mi affama perchè devo rispettare la sua vacca non è giusto, perciò non esiste. Un Dio che mi vieta di usare la cambiale non mi è utile, lo modifico. Un Dio che mi vieta di votare contro i comunisti non mi è utile, lo cambio. Un Dio che mi lascia vivere come voglio, che non mi costringe a peregrine dimostrazioni di fede e mi promette il paradiso, bhè, almeno per il momento, esiste e mi sta bene crederci.

  3. anonimo scrive:

    Libertà è partecipazione citava una vecchia canzone del tanto caro Signor G.Spesso ci diciamo che c’è una nuova domanda di partecipazione alla politica, di accesso alla politica, Insomma una nuova voglia di Politica….e di partecipazione. Visita questo we-blog (http://tucomelavuoi.ilcannocchiale.it/) e se vuoi dai anche un tuo contributo..

  4. anonimo scrive:

    Libertà è partecipazione citava una vecchia canzone del tanto caro Signor G.Spesso ci diciamo che c’è una nuova domanda di partecipazione alla politica, di accesso alla politica, Insomma una nuova voglia di Politica….e di partecipazione. Visita questo we-blog (http://tucomelavuoi.ilcannocchiale.it/) e se vuoi dai anche un tuo contributo..

  5. olitarocco scrive:

    Grazie per avermi visitato e per avermi indicato il we-blog dei Ds Basilicata, anche se non so chi sei. Non ti dispiacerà sapere che già lo conoscevo, come quasi tutti i blog dei Ds Basilicata conosciuti grazie ad un amico, Salvatore Infantino, che ne gestisce uno tematico sull’agricoltura.
    Hai centrato appieno il senso di quello che con queste pagine voglio fare, e di questo ti ringrazio nuovamente. Partecipare, partecipare e partecipare. Perché le sorti di ciò che accade a quello che ci appartiene, la res pubblica appunto, devono interessarci e dobbiamo (si, si, “dobbiamo”, non solamente “possiamo”) partecipare e dire la nostra. E’ lo stesso principio delle carte per strada. L’istituto della delega assoluta è il principio secondo il quale io ho delegato te a prendere le decisioni e mi guardo bene dal partecipare, dandoti poi, per inciso, anche la possibilità di fare quello che non dovresti, tanto chi ti controlla se io, delegante, me ne infischio. Poi ci lamentiamo e siamo pronti a maledire chi abbiamo delegato: ma dove eravamo quando, semplicemente “interessandoci” di ciò che avveniva, avremmo potuto corregere gli errori. Tornando all’esempio delle carte per strada, non possiamo buttare dappertutto tutto quello che vogliamo perché abbiamo delegato i netturbini alla pulizia delle nostre vie. Se contribuisco a tenere pulito forse si raggiunge meglio e prima l’obiettivo: e poi avrò anche il diritto/dovere di protestare se chi deve pulire “sonnecchia”.
    A presto, Rocco.

  6. olitarocco scrive:

    Grazie per avermi visitato e per avermi indicato il we-blog dei Ds Basilicata, anche se non so chi sei. Non ti dispiacerà sapere che già lo conoscevo, come quasi tutti i blog dei Ds Basilicata conosciuti grazie ad un amico, Salvatore Infantino, che ne gestisce uno tematico sull’agricoltura.
    Hai centrato appieno il senso di quello che con queste pagine voglio fare, e di questo ti ringrazio nuovamente. Partecipare, partecipare e partecipare. Perché le sorti di ciò che accade a quello che ci appartiene, la res pubblica appunto, devono interessarci e dobbiamo (si, si, “dobbiamo”, non solamente “possiamo”) partecipare e dire la nostra. E’ lo stesso principio delle carte per strada. L’istituto della delega assoluta è il principio secondo il quale io ho delegato te a prendere le decisioni e mi guardo bene dal partecipare, dandoti poi, per inciso, anche la possibilità di fare quello che non dovresti, tanto chi ti controlla se io, delegante, me ne infischio. Poi ci lamentiamo e siamo pronti a maledire chi abbiamo delegato: ma dove eravamo quando, semplicemente “interessandoci” di ciò che avveniva, avremmo potuto corregere gli errori. Tornando all’esempio delle carte per strada, non possiamo buttare dappertutto tutto quello che vogliamo perché abbiamo delegato i netturbini alla pulizia delle nostre vie. Se contribuisco a tenere pulito forse si raggiunge meglio e prima l’obiettivo: e poi avrò anche il diritto/dovere di protestare se chi deve pulire “sonnecchia”.
    A presto, Rocco.

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