Buon giorno a tutti,
oggi voglio prendere spunto dalla questione che occupa le prime pagine delle testate locali: il proliferare di parchi eolici in Basilicata. Il presidente del gruppo consiliare in Regione del partito della Rifondazione Comunista Emilia Simonetti già giorni addietro aveva depositato una proposta di legge per una moratoria alla realizzazione in regione di nuovi impianti per la produzione di energia eolica. Alla Simonetti si è aggiunta la segretaria regionale dei Verdi di Basilicata Anna Fulgione nonché varie associazioni e comitati.
Il casus belli della ripresa delle ostilità contro le pale eoliche (del quale tenterò una stringatissima sintesi, rimandando, per gli approfondimenti, ai puntuali e precisi articoli usciti in questi giorni sulla stampa locale) sarebbe la decisione presa dall’esecutivo regionale di autorizzare la realizzazione di alcuni impianti che si andranno ad aggiungere a quelli già presenti. Nonostante nel concedere le autorizzazioni la Giunta si sia strettamente attenuta alle norme in materia e sebbene la realizzazione degli impianti in questione fosse già stata oggetto di valutazione positiva da parte del Tar, in molti hanno criticato la concessione dell’autorizzazione vedendo in essa una sorta di “assoggettamento” alla volontà delle “lobby del vento”.
Due parole sulla mia posizione a riguardo. Sebbene condivida, in linea di principio, la necessità di dare corso, da parte della Regione, ad un disegno di legge che porti alla realizzazione di un piano energetico regionale, la moratoria presentata da Prc non va in questo senso, procrastinando solo momentaneamente la discussione sul problema, senza minimamente indicarne la soluzione. Cioè, dobbiamo realizzare un piano energetico regionale? Bene, ma nel frattempo continuiamo ad applicare la legge e le norme attuali dando, a chi ne ha il diritto, la possibilità di fare impresa e produrre energia, non impedendolo a tutti senza distinzioni di sorta. Anche perché scrivendo questo articolo sto consumando energia elettrica e da qualche parte la dovranno pur prendere.
E con ciò veniamo al vero bandolo della matassa: non si può sempre e solo dire “no”.
Qualche tempo fa l’Enel, mossa ovviamente da particolarissimi tornaconti aziendali, aveva realizzato uno spot geniale. Ricordate? C’erano persone sedute su di una panchina, al mare, in una cava e compivano le più normali attività quotidiane. L’unica particolarità di quelle immagini era che le spine per la corrente dei diversi apparecchi usati da quelle persone erano inserite nella sabbia, nel terreno, in una roccia. Ed alla fine, una frase chiudeva la pubblicità: “se fosse così semplice avere energia, forse non avreste bisogno di noi”. Geniale.
Certamente un po’ presuntuosa, ma il senso rimane immutato. Ogni forma di produzione di energia inquina, e su questo non ci piove. Ma la produzione, per ovvie ragioni, inquina meno del consumo, perché quest’ultimo, oltre ad inquinare di per sé, inquina perché necessità di altra produzione. Ergo, non si può continuare a deprecare la produzione di energia, di tutti i tipi e con tutte le tecniche, continuando a consumarne come facciamo oggi.
Capisco la condanna dell’uso del nucleare (anche se personalmente ne rivedrei i termini), capisco ed in parte condivido la critica all’uso di combustibili fossili, per loro stessa natura in esaurimento, oltre che estremamente inquinanti, ma se le biomasse inquinano l’aria e minacciano i boschi, gli impianti idroelettrici modificano i bacini fluviali, le pale eoliche deturpano il paesaggio e danneggiano l’avifauna ed i pannelli solari potrebbero accecare i passerotti, dovendo pur escludere la dinamo delle biciclette perché i ciclisti si dopano (non so che c’entra ma suonava bene), non capisco come diavolo si può fare a far girare gli elettrodomestici, le industrie, gli ospedali, eccetera, eccetera, eccetera. A pile? Ma anche così, a parte l’impraticabilità economica, ci sarebbe poi il problema di dove gettare quelle esaurite.
E’ facile essere spiritosi sulla questione, non trovate? Ciò non di meno il problema rimane. Ricordo a Stigliano la feroce battaglia contro la centrale a biomasse ad Acinello, così come oggi ci si oppone ai parchi eolici. Per quanto lottare contro i mulini a vento sia estremamente romantico e innegabilmente affascinante (Cervantes docet, e sulla vicenda, nel parco eolico di Gorgoglione, hanno pure ambientato una drammatizzazione del don Chisciotte), onestamente non posso che stigmatizzarlo.
Anche perché, chiederei ai sostenitori del “no all’atomo, non al vento né al sole”, parafrasando il titolo di un album di Fabrizio De André, come pensate di risolvere il problema energetico? Parlate tanto di fonti di energia rinnovabile, ma non volete che si realizzino impianti per la loro produzione: se non così come? So che ora mi risponderete che il problema sta nella riduzione dei consumi, che se ognuno consumasse meno beni ed energia potremmo star meglio tutti, che se ogni abitazione producesse da sé tutta l’energia che le serve si avrebbe un risparmio notevolissimo e so anche che tutto ciò, oltre ad essere sacrosanto, è anche totalmente fattibile. Ciò detto e fatto, rimane il problema delle industrie, degli usi sociali dell’energia, della necessità di produrla oggi e non rimandare il problema ai sogni di un futuro migliore. Piaccia o non piaccia la Fiat non funzionerà mai semplicemente sostituendo il suo tetto con pannelli solari. Ed oggi la Fiat, come le altre industrie piccole e grandi di questo mondo, ancora ci sono e ci servono.
Credo che per quanto concerne il problema energetico la lista dei problemi ormai la conosciamo tutti, sarebbe il caso di impegnarsi a definire l’elenco delle soluzioni. Attendo risposte e proposte, grazie.