Il punto è politico. Appunto

Probabilmente per colpa mia, ma non mi è parso di leggere molte analisi sulla questione che ritengo di fondo relativamente a quanto successo con le votazioni online dei cinquestelle. Quasi tutti, me compreso nel post che precede questo, ci siamo concentrati sul mutamento repentino di opinioni e parole in quelli che, fino a ieri, si battevano contro ogni prerogativa parlamentare, soprattutto quelle riguardanti il diverso status dei rappresentanti della nazione rispetto alla giustizia, e oggi assolvono il loro sodale nella migliore tradizione orwelliana, quella che vuole tutti uguali difronte alla legge, ma alcuni fra questi più uguali. Il punto, però, per me è politico, ben oltre e molto più che giudiziario.

Quelli che sulla piattaforma web della Casaleggio Associati srl si sono espressi contro l’autorizzazione a procedere richiesta dal Tribunale dei Ministri di Catania non hanno semplicemente detto che Salvini non sia da processare in quanto rappresentante del governo; hanno pure spiegato che gli va bene che si tengano in ostaggio su una nave in balia delle onde 177 persone, bambini, donne e uomini allo stremo, ree solamente di non essere affogate nel naufragio di cui poco prima erano state incolpevoli vittime. Perché c’entra la politica, appunto, non tanto l’amministrazione del diritto, e c’entrano le decisioni che i politici hanno preso, prendono e prenderanno, visto che si è giustificato quel voto con il già sentito «altrimenti cade il governo». E allora, vi va bene quello che avete visto accadere? Vi va bene ricattare i Paesi dell’Unione europea traendo in ostaggio chi cerca di sfuggire a un destino di guerra e miseria? Vi va bene la durezza dell’uomo forte esercitata sull’impossibilità di difendersi dei più deboli? Perché a sostegno di tutto questo avete votato, non solo per sottrarre un ministro al giudizio dei magistrati.

Dei due aspetti della vicenda in discussione, il respingimento esplicito della richiesta dei giudici e l’avvallo, implicito in quel «è stata una decisione collegiale di tutto l’Esecutivo», a una prassi politica che si muove persino sui registri della crudeltà, è il secondo che rende meglio la realtà della situazione che stiamo vivendo e la natura profonda di chi è chiamato a interpretarla rappresentandola.

E di quanti in questi si riconoscono votandoli, chiaramente.

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