«In un colpo solo saranno spazzati via non solo anni di impegno e buon lavoro per un’accoglienza fatta di progetti educativi, inserimento scolastico, corsi ricreativi, iscrizioni alle associazioni sportive del territorio, collaborazioni volontarie e lavori socialmente utili, portata avanti dal Comune insieme alla Prefettura di Roma, ma andranno persi anche 107 posti di lavoro dei dipendenti del gestore del Centro. Uno dei primi atti da parte di questa nuova amministrazione comunale, infatti, dopo il grande caos di Mafia Capitale, è stata proprio la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con la Prefettura di Roma per la realizzazione di progetti culturali e di volontariato (museo di arte e mestieri, rassegne fotografiche, corsi di teatro), ma soprattutto per l’inserimento scolastico dei bambini, che da domani saranno costretti a lasciare aula, maestre e compagni senza sapere dove andranno e cosa li aspetta. Insomma a Castelnuovo esiste, o meglio “esisteva”, una gestione positiva del fenomeno dell’immigrazione che non ha mai dimenticato l’aspetto della sicurezza, requisito necessario per favorire l’integrazione stessa grazie ad una efficace collaborazione con il Comando dei Carabinieri di Bracciano. Tutto ciò è stato possibile nonostante le difficolta socioeconomiche dell’area».
Ha i toni drammatici che la situazione impone il comunicato stampa del Comune di Castelnuovo di Porto sulla chiusura del C.A.R.A. locale e la conseguente deportazione dei residenti (deportazione, sì: come altro volete chiamarla quella violenza che stiamo compiendo su uomini, donne e bambini inermi?) in altre strutture, o semplicemente per strada. E ha la forza della tragedia l’opporsi della deputata Rossella Muroni contro il trasferimento, lì, fissa con il suo corpo davanti all’autobus e agli occhi dell’incaricato conducente, ferma nel chiedere di sapere dove saranno condotti quei passeggeri. Ha invece tutto l’aspetto della farsa quello di cui si discute a proposito delle nomine nella commissione Unesco. Chissenefrega di Lino Banfi e delle armi di distrazione di massa di Di Maio e soci. Qui, gli uomini mandati dal loro alleato Salvini caricano i bambini nei pullman, li allontanano dalle scuole che frequentano, dalle amicizie che hanno stretto; immaginatevi in quei piccoli panni e pensate a cosa stiano provando e per cosa valga davvero la pena indignarsi, scrivere o anche solo e semplicemente twittare.
Sì, tutti, io per primo, cerchiamo argomenti più leggeri per stare meglio al mondo. Alle volte, però, il tempo o il luogo non ce lo permettono. Questo credo che sia uno di quei momenti in cui la gravità è necessaria. Non per sprofondare nella malinconia della rinuncia; al contrario, per trovare quel terreno saldo su cui poggiare i piedi e muoversi per dire che ci sono dei confini oltre cui non si può andare, e noi li stiamo abbondantemente oltrepassando.
Fermiamoci ora, fermiamoli adesso. Prima che sia troppo tardi persino per pentircene.