Ma voi dovreste indicarci la via

L’inchiesta della Procura di Firenze e della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto di sette docenti universitari, alla sospensione dall’insegnamento di altri ventidue e all’iscrizione nel registro degli indagati per oltre una cinquantina di loro colleghi, con l’accusa di aver truccato il sistema per il conferimento delle abilitazioni scientifiche nazionali, ha animato il dibattito intorno ai processi di alta formazione e selezione delle menti migliori e più brillanti nel nostro Paese.

Fra le voci dei tanti esperti su quelle questioni che sono intervenuti, si percepiva quasi sempre la melodia del «ma non è tutto così corrotto, i meccanismi sono più complessi di come vengono raccontati». E noi, qui, fuori, non lo mettiamo di certo in dubbio. Solo che, più che il tono paternalista del «lasciate a chi sa, il discettar delle cose importanti», ci piacerebbe che ci indicaste la via. Con la parola, e pure con l’esempio, magari. Cosa che potrebbe esser gradita da tutte le classi dirigenti. Vedete, voi avete il tempo e il modo di capire i fatti come stanno; qui ci si arrangia come si riesce. Per leggere un libro, si sfruttano i tempi che si hanno, la sera, se la famiglia non ha altre esigenze, le domeniche, persino le convalescenze, come sto provando a fare adesso, e non sempre, per non dire quasi mai, si ha accesso agli strumenti migliori, alle risorse più opportune. Potete ridere del fatto che ne sappiamo di meno, se vi consola, o piangere nel considerare i casi in cui accade l’inverso, caso mai ne aveste coscienza. Ma se foste davvero l’élite a cui v’atteggiate, dovreste dire per quale strada si vada e verso dove.

Al contrario, chiudete le porte dopo che son scappati quelli che, sulle stesse pagine su cui spiegate il vostro pregio, vengono chiamati cervelli, e solamente per paura che altri possano arrivare a mettere in discussione, penseremmo se fossimo malignamente animati, le vostre certezze, ad abbassare la media, sappiamo invece perché ce lo avete spiegato – e noi abbiam finto di crederci – con altera, se non alterata, retorica, del livello della vostra preparazione.

Che fortunati che siam noi, ingrati, d’avervi.

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