Il problema è la differenza

Più e più volte ho ricordato come, a parer mio, chiunque faccia politica a certi livelli elevati e con criteri di professionalità debba essere pagato, e bene, che i partiti debbano essere finanziati con fondi pubblici, perché altrimenti alle cene e alle sottoscrizioni per i potenti potrebbe esserci la fila, mentre pochi e poco potrebbero ricevere le opposizioni (a meno che non siano sostenute da ricchi interessati a prendere il potere, ovvio), e che persino i vitalizi siano importanti, per sottrarre i più deboli al ricatto della rielezione. Ma c’è un però.

Me lo fece notare Andrea Pertici durante una presentazione, che immeritatamente ebbi la fortuna di condurre, del suo libro La Costituzione spezzata. La sintesi sulla questione delle indennità per i rappresentanti che fece era, in buona sostanza, riassumibile così: non è tanto un problema di importi assoluti, che va da sé devono essere moralmente accettabili prim’ancora che economicamente sostenibili, ma di differenziale fra queste e i redditi medi dei rappresentati, che deve mantenere proporzioni almeno non offensive. Ecco, leggendo il dato dell’ultima indagine della società Willis Towers Watson sulle retribuzioni dei lavoratori e ricordandomi di quella sugli emolumenti dei parlamentari, il discorso su quella proporzionalità diventa arduo. Riassumendo: i primi sono tra i più poveri d’Europa; i secondi, i meglio pagati del continente. Qualcosa, evidentemente, non torna.

Ed è su quella disuguaglianza che credo agisca e faccia leva con maggior efficacia il racconto demagogico della “casta”. Perché la questione non è tanto quanto guadagni un politico, ma quanto di più dell’elettore incassi dicendo lavorare per lui. Insomma, se i tedeschi, per fare un esempio, non si lamentano delle retribuzioni dei loro eletti è perché, magari, i cittadini che li hanno votati ne guadagnano un terzo o la metà. Se, al contrario, io che sono tra i fortunati guadano all’anno meno di quello che un deputato o un senatore si portano via al mese, beh, diciamo che le cose sono diverse.

Sto dicendo che devono abbassarsi le retribuzioni? Non necessariamente; possono agire in modo che aumentino quelle degli altri. Sono quasi completamente convinto che se, per ipotesi, i redditi medi dei lavoratori raddoppiassero o diventassero il triplo di quelle che sono, della metà o a un terzo si ridurrebbe immediatamente l’astio per le indennità dei politici.

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