La vignetta di Mauro Biani, anche questa volta, è genialmente sintetica ed esaustiva. Si vede di spalle un uomo malamente vestito, appeso al bordo di un cassonetto nell’intento di prendere qualcosa all’interno o solo a cercarla fra i rifiuti, e voci da lontano che arrivano forti: «Onestà! Onestà!… Che fai, rubi?».
Il riferimento non bisogna sforzarsi tanto a cercarlo: sono le parole della sindaca di Roma, che ha chiarito di voler predisporre modifiche dei regolamenti comunali per contrastare, con sanzioni e divieti, il fenomeno del «rovistaggio» nella spazzatura. Insomma, per colpire i poveri che lo fanno. Frenate gli animi; Virginia Raggi è in buona compagnia. Della stessa natura era la solidarietà di Salvini verso i dipendenti Lidl che avevano messo in gabbia, letteralmente e senza attendere le pastoie della giustizia, due donne nomadi che frugavano nel rusco del supermercato o la proposta dell’allora ministro dell’Interno (e oggi degli Esteri, ché le eccellenze si mandano per il mondo a farsi conoscere), Angelino Alfano, che voleva dare più poteri ai sindaci per colpire l’accattonaggio e, di conseguenza, gli accattoni. Perché a loro «hanno insegnato la meraviglia verso la gente che ruba il pane», pure se è quello che qualcun altro ha gettato. E quindi, al delitto non può che seguire il castigo, più forte quanto più il reo è sporco.
E poi, diciamocelo chiaramente, colpire gli ultimi è meglio che provare a prendersela con i primi. Siccome la coincidenza degli eventi segue in questo curioso Paese i tempi della classicità teatrale, mentre dal Campidoglio si spargevano proclami di intransigenza verso i miserabili che già vivono quotidianamente l’inferno delle loro esistenze, a Palazzo Chigi si pensava di far dell’Italia un paradiso per ricchi stranieri, concedendo loro di pagare, a guisa quasi di gentile concessione, una mancia, per quanto sostanziosa, in luogo del preciso conteggio del carico fiscale dovuto. Perché non si dica che non vogliamo forestieri; basta che siano vestiti bene. Siam sempre la terra dell’eleganza, che diamine!
Se vi sembra che stia troppo giocando su un problema che esiste davvero, beh, vi chiedo di credermi se vi dico che sbagliate. Perché il dato è reale, certo, ma non è pensando a come meglio castigare quelli che già la vita ha vinto e battuto che lo si risolve. E poi, io ormai ho imparato che «è un delitto il non rubare quando si ha fame»; figuriamoci se posso mai pensare che lo sia rovistare fra le cose che altri hanno buttato.
All’uomo che rovista nei cassonetti hanno rubato la dignità. Un reato gravissimo e impunito.