I costruttori di paure

“Mi chiedo se ci sono idee per cui valga restare là in prigione/ e Silvia non ha ucciso mai nessuno e non ha mai rubato niente”. Chissà quante volte avranno cantato questa canzone di Guccini per Silvia Baraldini, incarcerata per associazione sovversiva in quanto aderente al Black Liberation Army, ance se lei personalmente non si macchiò mai d’alcun reato, gli stessi che in questi giorni si stanno tanto scandalizzando perché il vicesindaco di Chieri, Torino, Ugo Mattei, ha invitato al Festival dei Beni Comuni il filosofo Toni Negri.

Lo ammetto subito: parlando di Negri, parlo di un pensatore che ho sempre apprezzato. Ricordo ancora l’esame di Filosofia Morale una ventina d’anni fa, il mio secondo esame all’università, col compianto Nicola Massimo De Feo e l’autore di Crisi dello Stato-piano nel programma del corso. Questo fa di me un potenziale rivoluzionario armato? Non scherziamo; i guerrafondai sempre pronti a imboccar la violenza, di cui s’arrogano il diritto a chiamarla forza, sono ben altri, e di solito li ritrovi nei posti di comando a dare ordini.

Nonostante ciò, il fatto che la presenza di Toni Negri a un convegno susciti polemiche e alte rimostranze, sembra essere roba da costruttori di paure a tavolino, non affare da rappresentanti delle istituzioni. Eppure, consiglieri comunali di opposizione e parlamentari della stessa parte politica di chi, come amministratore e come studioso, ha organizzato l’evento, si sono scagliati contro la scelta di invitare a parlare di beni comuni un filosofo che fra i primi e con maggior attenzione si è interessato all’argomento.

Toni Negri è ormai un signore di 82 anni, che è stato accusato, processato e detenuto in carcere per quasi dieci anni, fra un prima e un dopo, e certo con una fuga e un periodo di semilibertà, senza aver mai ucciso nessuno o aver mai rubato niente. In un Paese in cui il potere è così garantista da consentire a un detenuto di figurare ancora presidente di commissione parlamentare, con indennità e annessi e connessi, e un altro titolato di uguale grado in pari organo di non finire in detenzione, come un magistrato e un giudice chiedono, che componenti di quello stesso Parlamento in cui simili cose avvengono si indignino per la presenza a un convegno di un ottuagenario che ha scontato la propria pena è davvero curioso.

Ah già, ci sono le leggi, e a quelle ci si deve attenere. Anche se per il “Processo del 7 aprile” queste erano speciali per privare di diverse garanzie gli imputati, mentre in quei casi parlamentari sono ugualmente speciali, ma di segno, motivo e orientamento diverso e contrario.

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