E’ ora

Salve a tutti,

            mi scuso già in anticipo per eventuali passaggi non chiaramente delineati in quanto sto per scrivere, ma vado di fretta, perché credo che sia giunta l’ora. L’ora di mettersi seriamente a lavorare per organizzare concretamente un nuovo soggetto politico in grado di rappresentare non tanto la sinistra intesa come un’entità a sé stante, ma è necessario un nuovo soggetto politico che sia di Sinistra e rivolto e teso a rappresentare quei tanti che oggi a Roma hanno chiesto di essere visti, di avere risposte, di contare.

            Altro che antipolitica. Da piazza Esedra a San Giovanni si è chiesto Politica, rappresentanza, partecipazione. Si è chiesto di far parte di un progetto di rinnovamento del Paese che non sia però un rinnovamento di forma da scontare e far pagare sulla pelle degli ultimi.

            Ora è necessario un soggetto politico. Non c’è più tempo. Questa piazza vuole oggi essere parte di un progetto politico credibile e duraturo: questa piazza vuole costruire. Già da qualche ora è iniziata la querelle dei numeri sulle presenze alla manifestazione di oggi. Giordano ha parlato di 700 mila persone; altri organizzatori parlano di un milione. I tg da grande pubblico che fra poco inizieranno ridimensioneranno (ne sono certo) a 500 mila. In ogni caso molto di più di quanto stamane il Pd accreditava attraverso il suo organo ufficiale (la Repubblica): tra le 150 e le 300 mila presenze. Ma il punto non è solo nel numero (anche se portare quasi un milione di persone a Roma con il freddo vale molto di più che far votare 3 milioni a casa loro; ovviamente questa è solo una mia opinione).

            Il punto è che mentre alchimisticamente ci si ferma forse troppo spesso a discutere sul come sarà e sul come funzionerà, il mondo reale, quello della società, quello dei lavoratori e dei pensionati, quello dei migranti e dei giovani, chiede di mettersi subito a costruirlo questo nuovo soggetto unitario della Sinistra. Ecco quello che secondo me si leggeva sullo sfondo della manifestazione di oggi. Ed ecco anche perché la discussione e l’impegno sui temi della precarietà diventa fondamentale per il nuovo soggetto politico. Ma perché attenzione alla precarietà del lavoro e dei lavoratori prima di tutto, allora?

            Semplice. Oggi la precarietà è sempre più l’unica misura dell’accesso al lavoro. E se questa è la forma del lavoro, se questi sono sempre più i lavoratori, è a questi che un soggetto politico di Sinistra deve rivolgersi. Perché se passa il principio che la precarietà è il futuro, allora questa sarà anche lo strumento con il quale il mercato ricatterà anche i lavoratori oggi non precari(ma per quanto ancora?). E’ talmente diffuso e prossimo questo rischio che anche il Papa si è “lanciato” in un analisi sul mondo del lavoro. Ed al netto della laicità, come ha giustamente osservato oggi Moni Ovadia, il messaggio di Benedetto XVI è molto simile, per certi versi identico, alle richieste del mondo dei lavoratori precari in piazza a Roma.

            Unità, unità, unità. Hic et nunc. E allora partiamo. Stati generali, costituente, anche un tesseramento unitario: ma subito, ora, prima che sia troppo tardi. 

 

            PS: Chissà perché tutti quelli che di solito sono lesti e pronti a mettersi sull’attenti e a trovare giustificazioni alla solerzia nel praticare le loro idee conservatrici sul tema dei diritti degli individui quando parla il Papa, non hanno avuto la stessa reazione alle parole del Pontefice sulla precarietà. Vabbe’, di che stupirsi in fondo. Sono secoli che da quegli ambienti ci vengono ricordati i moniti al non desiderare la roba d’altri anche quando di propria non se ne ha o al porgere l’altra guancia anche quando si subisce, ma mai qualcuno che lì si ricordi di Gesù che caccia i mercanti dal tempio o che dice ai ricchi che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago e non che questi entrino in Paradiso.

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