Prima vengono sempre a prendere gli irregolari

«I had a feeling that there were people watching what was happening and wondering if was anyone going to say anything? […] If was anyone going to say anything about the turn the country’s taking?». Così Mariann Budde, la vescova che nel sermone dopo la cerimonia di insediamento, guardandolo negli occhi, ha esortato Trump ad avere pietà per i migranti e per le loro famiglie, perché, come ha detto dal pulpito, «our God teaches us that we are to be merciful to the stranger, for we were once strangers in this land», spiegava pochi giorni dopo al New York Times le ragioni del suo forte monito.

Il giorno dopo quell’orazione nobile, il padrone delle ferriere elettrificate, commentando sul suo X, scriveva: «She got the woke mind virus real bad». Ora, sarebbe inutile spiegare a Musk che non era vittima di nessun virus della modernità da quelli come lui osteggiata, ma citava semplicemente le scritture, quella stessa Bibbia su cui il suo socio aveva da poco giurato: «Quando uno straniero risiede con voi nel vostro paese, non lo maltratterete. Lo straniero che risiede fra voi, lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Io sono l’Eterno, il vostro Dio» (Levitico, 19: 33-34). Tanto superfluo che i fatti si sono incaricati subito di disvelare il vero carattere della nuova amministrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, attraverso quella tremenda foto esibita per il ringhio festante della folla sostenitrice, con i migranti in catene fatti salire su un aereo militare. Allora, la domanda di Mariann Budde suona ancora più forte: qualcuno dirà qualcosa sulla svolta del Paese?

Qualcosa l’ha detta lo stesso commander-in-chief. Sempre dal Nyt, parlando della sua idea per risolvere i problemi di Gaza: «You’re talking about probably a million and a half people, and we just clean out that whole thing». «Clean out», ripulire. Etnicamente. Mandare via i palestinesi, verso altri luoghi. Deportarli in massa, un milione e mezzo di persone, uomini, donne, bambini. E ha continuato a dire, prendendo di mira tutti gli stranieri che hanno partecipato a manifestazione pro-GazaTo all the resident aliens who joined in the pro-jihadist protests, we put you on notice: come 2025, we will find you, and we will deport you», perché loro sono quelli del free speech), ancora i migranti illegali, minacciando di spedirli a GuantanamoWe have 30,000 beds in Guantanamo to detain the worst criminal illegal aliens threatening the American people»), quanti non rientrano nelle categorie in cui quelli come lui dividono e ordinano il mondo, quei due generi che certa tradizione vorrebbe divinamente stabiliti, i dipendenti federali sospettati di poco “allineamento” alle politiche perseguite dalla Casa Bianca (comprese quelle più persecutorie) e i programmi di inclusione per le persone con disabilità (squallidamente sfruttando un disastro aereo).

In un tempo e in un mondo dove anche l’altro muro tedesco è sembrato in procinto di cadere – quello antifascista, che separa gli estremisti di destra che tanto piacciono all’amico di Trump dalle sfere del potere istituzionale –, non possono non risuonare quali sveglia per tutti, riadattate allo zeitgeist attuale, le parole chiare, e che alludono al complice silenzio che sempre accompagna l’inizio dell’oscurità, in quella poesia di Niemöller ripresa da Brecht: prima vennero a prendere gli irregolari…

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