La realtà ha il difetto d’esser testarda

Settime è un comune di 500 anime a una manciata di chilometri da Asti, un’oretta da Torino. Potrebbe essere uno di quei centri in cui qualcuno va a vivere per risparmiare qualcosa sul prezzo delle case, o solo per avere un po’ di tranquillità in più. E infatti, diverse giovani famiglie, negli anni, l’han già fatto. 

Tanto che quest’anno la scuola, che da tempo era a rischio di chiusura, ha potuto aprire, seppure con una sola pluriclasse di dieci alunni. Figli di migranti, tutti. Perché la realtà è quella che è, ed ha il difetto d’essere testarda, al di là delle tesi ideologiche, (o crudeli e misere, se pensiamo che riescono a incarnarsi persino in divieti all’acquisto delle sim per i telefonini), di chi governa. Il servizio della Rai regionale sul piccolo comune astigiano dà conto anche del dibattito in consiglio comunale, dove si è tra l’altro contestata la scelta della pluriclasse, preferendo a questa «modelli di integrazione in classe miste con bimbi italiani». Una discussione che ha portato la giornalista a chiosare che, quei bambini italiani con cui creare il modello di integrazione, «a Settime oggi non ci sono più». Volendo correggere non tanto lei, quanto una certa lettura che delle sue parole si potrebbe fare, direi meglio che bambini italiani a Settime ci sono, e sono quelli che lì vanno a scuola, riempiono di risa le strade del paese, crescono fra quei vicoli e quelle case come altri bambini prima hanno fatto; se solo lo Stato italiano smettesse di negare loro quello che lo stato delle cose certifica.

Lo Stato, certo, che però poi è la volontà istituzionalizzata di tutti quelli che lo costituiscono; persone, ovviamente, ma anche forze politiche, associazioni, chiese, sindacati, eccetera, eccetera, eccetera. E per esempio, proprio su questa volontà, ci sarebbe da chiedersi dove sono quelli che considerano giusta la battaglia per estendere la cittadinanza a chi vive in Italia e qui ha deciso di impiantare la sua esistenza e quella della propria famiglia, nel sostegno al referendum per ridurre da 10 a 5 gli anni necessari per ottenerla, com’è stato da che l’Italia fu unita e fino al 1992. Perché il Pd e così timido? Dov’è la Cgil? Come mai la Chiesa non fa rumore?

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