Ingiustizia, pure climatica

Qualche anno fa, tra gli scaffali di una libreria, mi colpì il titolo di un testo di Luca Mercalli: Salire in montagna. Prendere quota per sfuggire al riscaldamento globale (Einaudi, 2020). Sottotitolo da me immaginato: Si fottano a Delhi. Ovviamente, non ho letto il libro del climatologo; è bastato quel titolo a scoraggiarmi, e sì, ho giudicato il libro dalla copertina.

Perché, insomma, immaginare, come nelle poche parole di quel lancio, di poter sfuggire agli effetti deleteri del cambiamento climatico arrampicandosi per le balze, può funzionarie per i piccoli numeri di una borghesia benestante quanto annoiata, che in novelli Berghof arredati col feng shui cerca il modo di sfuggire alla calura opprimente. Decisamente più difficile è immaginare che i quasi 30 milioni di abitanti della torrida megalopoli indiana possano fare altrettanto. Scorsi in quel titolo allora una sfacciata ingiustizia, che uno studio pubblicato nel 2023 su Nature Sustainability, e condotto da un team di ricercatori dell’Università Ca’ Foscari Venezia, della Fondazione CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), dell’Università di Oxford e della London School of Hygiene & Tropical Medicine, pare confermare con scientifica dovizia di dati e particolari. “Cooling poverty”, la chiamano lì, “povertà di raffrescamento”, e non si tratta solo dell’impossibilità economica di montare un condizionatore in casa, ma di tutta una serie di sfaccettature sociali, che vanno dalla sanità pubblica agli standard lavorativi, fino alla pianificazione urbanistica, con la presenza o meno di aree verdi, spazi blu, che determinano chi sono i ricchi e chi i poveri, pure sotto il profilo del confort climatico in cui si vive. Cioè, la differenza che passa tra vivere a Davos e vivere a Delhi, appunto.

Che poi la disuguaglianza climatica sia sovrapponibile in quasi tutti i casi all’altra, quella più nota del dato economico, beh, è un aspetto che non stupisce più di tanto. Spesso i territori meno fortunati dal punto di vista climatico sono anche quelli dove difficilmente si sviluppano economie forti e, di conseguenza, dove minore è, da sempre, la ricchezza prodotta e a cui eventualmente poter ambire di partecipare. La conseguenza, negli anni, è un sempre maggiore divaricarsi delle condizioni fra i luoghi e nelle vite di chi questi abita. Ma pure rimanendo all’interno di un medesimo ambito geografico, è chiaro che non per tutti piove nello stesso modo.

«Si esce, ‘o sole esce pe tutte quante!», recita un adagio napoletano. Solo che alcuni sono nati con la possibilità di mettersi all’ombra, godendoselo senza doverlo per forza soffrire, e altri con la condanna di doversi, sotto i suoi raggi, scottarsi la schiena per mettere insieme qualcosa da porre sulla loro tavola e quella dei loro figli.

Storie già note, prima degli studi scientifici puntuali e opportuni.

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