«A Michail Sidorovič, tuttavia, faceva specie un’altra cosa. Il nazionalsocialismo non si presentava nel lager con il monocolo e l’aria altera del ricco possidente che con il popolo non ha niente da spartire. Il nazionalsocialismo si trovava a proprio agio nei lager, non si isolava dalla gente comune, le sue battute erano quelle di tutti e tutti ne ridevano: era plebeo e come tale si comportava, conosceva perfettamente la lingua, l’anima e i pensieri di coloro ai quali aveva tolto la libertà». Vasilij Grossman, Vita e destino (Adelphi, 2008, pag. 17).
Mi sono tornate in mente queste parole di quel grande romanzo mentre sfogliavo le pagine di un libro in cui il direttore di Business.it si lamentava per la sottomissione della destra italiana tutta «all’ideologia balneare del Papete» (cfr. Filippo Rossi, Dalla parte di Jekyll. Manifesto per una buona destra, Il Mulino, 2019). In effetti, c’è come l’impressione che oggi, da quel lato dello schieramento politico che non è il mio, non ci sia la capacità di andare oltre il plebeismo che «faceva specie» a Sidorovič. Pensate ai rappresentanti della destra che prende voti, di qua e di là dell’Atlantico: battute volgari, risate crasse, concetti semplici e semplificazioni continue, da bar dello sport.
Nessun Winston Churchill, nemmeno un Quintino Sella per sbaglio; solo Salvini, Trump, Le Pen e altri improponibili interpreti di quella che, comunque la si pensi in politica, fu una tradizione culturale e ideologica di un certo spessore. E non voglio nemmeno arrischiarmi a tornare indietro nel tempo, fino ai nostrani Cavour o gli americani Lincoln. Non c’è bisogno di andar così lontano, per capire che il parrucchino del miliardario le felpe del meneghino non c’entrano nulla con la storia dei partiti e delle forze conservatrici occidentali.
Dopotutto, per tornare ai tempi di cui si lamentava il personaggio di Grossman, anche lì e allora si preferì Hitler a Hindenburg, i rutti nelle birrerie ai cognomi con troppi von. E pure allora, di una destra migliore probabilmente ci sarebbe stata la necessità. Una forza capace di declinare il conservatorismo sui temi sì della decisione, ma al contempo del rispetto delle regole e degli altri.
E dio sa quanto servirebbe oggi.