Sono i colossi del web i nuovi poteri forti. E sono loro i più contrari alla direttiva Ue sul copyright

Scrive giustamente Daniele Manca sul Corriere della Sera del 27 marzo scorso, a proposito della direttiva Ue sul copyright: «Ancora una volta l’Europa ha dato prova di essere il luogo dove prevale il confronto. Di queste nuove norme si dibatte da oltre due anni. I parlamentari hanno preso la decisione nonostante una massiccia campagna di pressione da parte dei big dell’alta tecnologia. Google – che ancora ieri si è detto assolutamente contrario alla direttiva –, Facebook e in generale tutti i colossi del web non hanno esitato a utilizzare qualsiasi mezzo, persino loro social web come Youtube, per orientare l’opinione pubblica. E questo nonostante la direttiva affermi un principio quasi scontato: il lavoro si paga. Va riconosciuto un compenso a chi produce video, articoli, film, canzoni, postati su grandi piattaforme di distribuzione digitale, se le medesime piattaforme ne ricevono un ritorno economico. È per questo che enciclopedie online del tipo di Wikipedia sono assolutamente ed esplicitamente escluse dalla direttiva. Non solo, per start up e piccole società sono previste misure meno stringenti».

Curiosamente, invece, i sedicenti paladini del popolo contro i soprusi dei poteri forti, si sono schierati dalla parte di questi ultimi, nella difesa degli interessi dei primi. Google è il marchio che oggi vale di più al mondo, Facebook ha reso il suo fondatore il quinto uomo più ricco del pianeta ed entrambe quelle società hanno una potenza di fuoco pressoché illimitata nell’orientamento dell’opinione pubblica e, di conseguenza e prima, di quella di chi detiene la responsabilità delle leve del potere politico. Rispetto a questi giganti del complesso economico e industriale, il Parlamento eletto dai cittadini dell’Unione europea approva una direttiva dopo un lavoro di mediazione e confronto e che dovrà passare al vaglio dello strumento di concertazione della politica comune dell’Unione da parte degli Stati che ne fatto parte, il Consiglio europeo, per dire a quelle società che, se vogliono far soldi con le produzioni intellettuali degli altri, almeno riconoscano qualcosa a chi le ha realizzate. Insomma, la democrazia vera a sostegno dei diritti di chi lavora.

I contestatari allo scoglio e i sovranisti in cassoeula nostrani nell’emiciclo di Bruxelles hanno votato contro, dimostrando che alla fine, della democrazia, interessa loro giusto quanto basta a potere dire «popolo» ogni volta che parlano, e della lotta ai privilegi e allo sfruttamento ancora meno. Dopotutto, è così che fanno i reazionari, in ogni parte del mondo e in ogni epoca della storia. Non poteva quest’angolo di terra e questo momento che stiamo vivendo fare eccezione rispetto al resto.

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