Se fossero un po’ riluttanti, quello «spirito di servizio» sarebbe più credibile

Qualche settimana fa mi sono imbattuto in un confronto televisivo, a Otto e mezzo, la trasmissione condotta da Lilli Gruber su La7, a cui prendevano parte Matteo Richetti, Piergiorgio Odifreddi e Alessandro Sallusti. Tralasciando quest’ultimo, che noioso e disinteressante lo è a prescindere, lo scambio di opinioni fra i primi due si è svolto fra punte di noia nello scorrere di uscite poco interessanti. Ma come spesso capita in molte occasioni, pure questa ha avuto la sua eccezione.

A un certo punto, il matematico ha dato alla conduttrice una risposta a metà fra il serio e il provocatorio, ma non del tutto insensata: «Mi piacerebbero candidati che non vogliano candidarsi, cioè gente che dica “no, io ho il mio lavoro, devo fare altro”, come Cincinnato. Poi, alla fine, uno magari può accettare controforza, se proprio viene trascinato, ma qui è il contrario; c’è la gente che sgomita, addirittura, nel M5S, ci sono state diecimila persone che hanno offerto la propria candidatura, a volte in maniera anche un po’ ridicola. Non mi fido di candidati che voglio a tutti i costi essere eletti, perché questo fa pensare che, più che essere un servizio fatto alla nazione, ci sia dietro la speranza di avere dei benefici». A questa osservazione, e giustamente, dal suo punto di vista, il deputato ha cercato di obiettare che qualcuno che fa davvero la scelta con spirito di servizio c’è. Ora, in qualunque situazione, mi fiderei più del giudizio di Richetti che di quello di Odifreddi; ciò nonostante, l’osservazione di questi non era peregrina. Infatti, se ogni tanto si notasse un po’ di riluttanza nell’approccio all’assunzione di incarichi pubblici e politici, forse quella retorica sullo «spirito di servizio» e sul «sacrificio» sarebbe maggiormente credibile.

Certo, se tutti rinunciassero si vanificherebbero le possibilità pratiche di dare un corso alla vita sociale e associata di un popolo, e io non parlo di questo. Però, quel sentore di assalto alle postazioni c’è e si avverte con forza. Facciano quello che vogliano i titolati a decidere su cose come questa, per carità; ma ci riflettano un attimo. Forse, e lo dico per mera ipotesi di riflessione, l’effetto da corsa all’oro che certe campagne elettorali danno, giudicandole guardando ai modi e alle maniere dei candidati, sono proprio e precisamente il frutto della scelta di quegli stessi protagonisti.

Insomma, se cerchi gente disposta a correre a perdifiato per un posto, perché grazie a questo correre si avvantaggia la tua parte e il tuo partito, non potrai evitare che dal giudizio sullo stile, non di rado sgraziato in quanto teso esclusivamente alla meta e non al percorso per raggiungerla, dei corridori discenda quello su tutta la gara e sul contesto in cui si svolge.

E difficilmente, in quelle condizioni, potrà essere un encomio.

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1 risposta a Se fossero un po’ riluttanti, quello «spirito di servizio» sarebbe più credibile

  1. Enrica Padovan scrive:

    “Ora, in qualunque situazione, mi fiderei più del giudizio di Richetti che di quello di Odifreddi”. Mi interesserebbe molto sapere perchè. Grazie

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