Io li capisco quelli che non ne hanno più voglia

Come se non ci fosse stato anche nei tempi in cui, per usare le parole di un politicante fortunato scambiato per statista, veniva considerato «un problema secondario», oggi commentatori, analisti e addetti ai lavori paiono scoprire l’esistenza dell’astensionismo. Sarà perché in questa fase rischia di danneggiare i propri progetti o quelli dei propri beniamini o perché, davvero, solamente adesso se ne preoccupano, fatto sta che di questo ora parlano, cercando il modo, se non di sconfiggerlo, almeno di esorcizzarlo. Con poche probabilità di riuscita, a mio avviso, in modo particolare nel lato sinistro della partecipazione politica.

Soprattutto a sinistra, ritengo infatti che quella decisione di astenersi sia ben più di un’emozione momentanea. Anzi, credo che lì essa rappresenti la maturazione di una delusione, l’elaborazione d’un sentimento di separazione e che quindi, e pertanto, sia ormai razionalmente fattasi scelta consapevole e ponderata. E io li capisco, quanti sono arrivati a simili conclusioni. Prendete gli ultimi vent’anni: due interi decenni, quattro lustri passati a dire che le cose che proponeva quello con le televisioni erano sbagliate, per poi ritrovarsi a vedere il proprio voto utilizzato per realizzare le sue promesse, secondo l’epifanica sintesi del politicante fortunato scambiato per statista di prima. Non vi passerebbe la voglia a impegnarvi di nuovo? A molti sì, e passata, e come dicevo, non riesco a dar loro torto.

Ovvio, potreste dirmi che questi delusi potrebbero impegnarsi per altri, magari puntando su volti nuovi, fuori dai soliti giri e contesti. Non lo nego. Eppure, per tanti di loro è già stato così. Ricordate la selezione delle nuove leve da mandare nelle due camere, le «primariette» fatte nelle feste di Natale del 2012 e la retorica, nella primavera successiva, sul Parlamento più giovane e rinnovato, per generi e generazioni, della storia repubblicana? Bene; guardate com’è andata a finire.

E se steste pensando che questo post debba chiudersi con una sorta di invito al ravvedimento per i convinti a farsi da parte più che a prenderne una, mi scuso per il fraintendimento che evidentemente, con le mie parole qui, ho contribuito a generare. Non ho nessuna voglia, né motivo alcuno, per provare a dissuaderli. Se hanno deciso che le prossime elezioni non saranno una loro preoccupazione, li rispetto.

In fondo, nel mio irredimibile anarchismo cafone, do loro ragione.

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1 risposta a Io li capisco quelli che non ne hanno più voglia

  1. Italiote scrive:

    Quanto si diceva “afflato rivoluzionario e la pulsione a cambiare, radicalmente, lo stato delle cose e i rapporti di forza nel mondo”: l’astensione omissiva sarà dunque di “sinistra”. 😛

    Qualcuno dubita che se la Costituzione l’avessero scritta i comunisti (del PCI) da soli sarebbe stata diversa? E perché mai avrebbero partecipato all’approvazione di qualcosa di diverso?

    La Costituzione dichiara il voto come dovere civico ma è ovvio che che i costituenti non potessero garantire per la tutela ed il rispetto di tali principi da parte dei posteri a cui fosse stata affidata.

    Il 4 dicembre dovrebbe essere abbastanza recente nella memoria per fraintendere quello che intendo: La resa di una costituzione è “ovviamente” subordinata al valore datole dai cittadini stessi non ultimo attraverso le forze politiche da cui finiscono per farsi rappresentare, astenendosi o meno.

    E dunque bisogna capire anche che, qualunque valore essi avessero predicato astrattamente, con l’astensione li trasformerebbero in blocco in un caricaturale “ma-anche-no”: c’è da chiedersi “forse” se siano consapevoli che nell’eventualità che contraddicano “loro stessi” non possano farsi paravento delle contraddizioni altrui? https://it.wikipedia.org/wiki/Tu_quoque

    Ancora una volta c’è da chiedersi se siano consapevoli del cosa comporti il rifiuto di informarsi delle liste effettivamente candidate nelle circoscrizioni di propria competenza per dichiarare “prima del tempo” che non ci sarà alcuna scelta praticabile?

    La verifica fattuale “ovviamente” la delegheranno ad altri.

    Non si può sapere per certo se costoro siano in “lutto politico” ma se lo fossero secondo teoria delle fasi del lutto non è detto che agiscano razionalmente e che non possano poi in “altre fasi” pentirsi dell’eterogenesi dei propri fini.

    Ma se anche fossero disposti a voltare le spalle a quanto dichiaravano giusto la questione non si esaurirebbe con il fatto che loro stessi non vedano “alcun problema in questo”.

    Troppi hanno dimenticato che il fine di una democrazia non sia creare l’utopia di una singola parte ma _lavorare_ per individuare una soluzione condivisa da persone che hanno fini ed aspirazioni differenti.

    No man is an island entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main;

    Ma c’è chi non l’accetta e “riscopre” le città stato :
    http://www.chicagomag.com/Chicago-Magazine/The-312/August-2011/Milton-Friedmans-Grandson-to-Built-Floating-Libertarian-Nation/

    (Prima ancora perorava migrazioni di massa di liberali nel New Hampshire per avere il controllo politico “democratico” di quello stato americano: il free state project https://www.cato-unbound.org/2009/04/06/patri-friedman/beyond-folk-activism )

    La condotta omissiva dell’astensionista potrebbe poi essere spiegata in numero imprecisato di altre maniere inclusa l’impotenza appresa. https://en.wikipedia.org/wiki/Learned_helplessness

    Per alcuni è una coincidenza sia aumentata a partire dall’introduzione dei maggioritari (contemporanea all’abrogazione dell’obbligo di voto): evidentemente non c’è sufficientemente consenso tra gli studiosi. https://doi.org/10.1016/j.electstud.2011.10.004

    Ma se ancora non si è trovata una soluzione il “gran parlare” non è ancora sufficiente “utile”.

    Intanto io proprio non riesco a vedere le ragioni di coloro che con la propria omissione “in blocco” penalizzano chi condivide anche solo un punto con loro.

    Non importa se alcuni punti vengano dati per scontati se a rinunciarvi (per omissione) non piacerebbe.

    PS: La progressività della tassazione è un principio costituzionale: quante fazioni sono adesso per l’abolizione?

    Ah la pulsione a cambiare e c’è il rischio che i facoltosi vadano altrove!!!

    http://www.repubblica.it/economia/2014/02/06/news/tasse_ricchi_gran_bretagna-77841713/

    Tanto per intenderci “progressività ma anche no” contro “viva la flat tax” sottendono visioni diverse di “giustizia sociale” (senza contare le innumerevoli sfumature)

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