«C’è un solo problema che la forza nascente alla sinistra del Pd non ha: la mancanza di leader. Le truppe scarseggiano; i generali abbondano. E non uno la pensa come l’altro. A fronte di infinite difficoltà, l’esercito della nuova sinistra ha due certezze: un’ampia pluralità di posizioni; e una vasta schiera di condottieri. Ognuno si considera il comandante in capo, nonché l’ideologo. Peccato che nessuno abbia le stesse idee degli altri».
Iniziava così Aldo Cazzullo, in un suo commento di qualche giorno fa sul Corriere della Sera di ieri. Per poi concludere, dopo la disamina, a tratti godibilmente ironica, delle diverse posizioni, con un fatale: «Sarebbe anche uno spettacolo bello e variopinto. Il problema è che i mille coriandoli in cui si è frammentata la sinistra rischiano di essere dispersi dal vento. Che in tutto il mondo, Europa e Italia comprese, tira verso destra». Bello, e scritto pure in modo piacevole. Però la chiusura stride con l’apertura: se le formazioni a sinistra del Pd sono così irrilevanti da poter essere prese in giro con quel «le truppe scarseggiano; i generali abbondano», come possono essere proprio loro a determinare, per rinuncia ad allearsi col grande e responsabile Partito Democratico, la vittoria delle destre?
Dico, delle due, l’una. O il panorama di tutto quel che si oppone, da sinistra, al renzismo realizzatosi nella pratica di governo è inconsistente al punto di essere minore della somma dei leader che lo rappresentano, e a quel punto, che ci siano o meno, non determineranno per questo alcunché, oppure, al contrario, contano qualcosa. Ma nel caso, mi permetto di azzardare, non sarebbe opportuno ascoltarle nel merito delle cose che dicono, e provare a fare un accordo sulle cose da fare, che molto spesso, per queste, sono il contrario di quelle che sono state fatte?
La retorica del “voto utile” origina dall’intenzionale scelta (politica) di sistemi elettorali passibili di spoiler effect ma la lista di effetti deliberatamente causati da algoritmi elettorali è molto più lunga.
Abbiamo una lunga tradizione di modi creativi per censurare il pluralismo: non ultimo il voto algoritmicamente “guidato” da leggi elettorali dotate di “furbizia artificiale”.
Se fosse per i chierici della “vocazione maggioritaria” anche la Costituzione del 1948 la si sarebbe potuta scrivere tutta in modo definitivo prima ancora che i cittadini potessero determinare la consistenza elettorale dei vari gruppi politici i cui componenti avrebbero dovuto collaborarne alla stesura.
Le enormi percentuali dell’astensione e la riduzione del pluralismo politico lascerebbero invece intuire che ci possa essere un enorme differenza tra lasciare che la “sintesi” venga fatta “extraparlamentarmente” prima delle elezioni invece che nella sede deputata funzionalmente ad istituzionalizzare il “conflitto” politico tramite “metodo democratico”.
In presenza di meccanismi anti-competitivi che riducono il pluralismo, lasciare che pochi “cartelli” determinino arbitrariamente cosa debba essere “proponibile” prima che l’elettorato possa avere _efficacemente_ l’opportunità di scegliere quali orientamenti vadano favoriti non fa altro che rendere “inesprimibili” alcune opzioni nell’istituzione ove si sarebbe dovuto “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Le giustificazioni addotte per avallare tale andazzo sono andate di pare passo con l’aumento abnorme dell’astensione ma nessuna di queste vale quanto l’esigenza fare del Parlamento un’istituzione che deliberi esaminando _tutte_ le opzioni e motivi _razionalmente_ quelle rifiutate ancor prima di quelle scelte.
Un esercizio difficile per chi ha l’aspirazione di var falere unilateralmente le proprie preferenze magari con la scusa che gli elettori debbano sapere chi vinca e cosa farà la sera stessa del voto.
Chi si astiene perché -a proprio dire- certo di quello che non si farà la sera stessa del voto non alzi la mano e pensi piuttosto se non si tratti di un raggiro così sofisticato da oltrepassare le capacità di risoluzione di un numero crescente di cittadini.
PS: In questa democrazia che pullula di liberisti un tanto al chilo l’assurdo lo si percepirebbe solo se si incrementasse la tassazione su prodotti nuovi e poco diffusi per detassare quelli rappresentativi di qualche oligopolio in assillo di “governabilità”.