Volendo ridurla a una battuta, potrei rispondere con un modo di dire delle mie parti: «dove avete trascorso l’estate, là passatevi anche l’inverno». Ma siccome la questione, per alcuni, pare essere diventata così seria da lanciare (solo ora) appelli a reti e media unificate, provo a rispondere con un ragionamento che parte da una domanda: ma non dovevate farvene una ragione?
Insomma, il popolo del Pd voleva che le minoranze dissidenti se ne andassero (o meglio, andassero «Fuori! Fuori!», con tanto di urla ritmate), e ora che se ne sono andati, li cercano perché «se no, vince Berlusconi»? Ancora lì siamo, alla paura del Caimano? Ma non dovevate «asfaltarlo» in agilità? E poi, chi dovrebbe tornare indietro? I “rottamati”? Siate seri; volevate liberarvi di tutto ciò che si opponeva alle magnifiche sorti e progressive del renzismo inveratosi nella pratica di governo, ora dovreste essere felici della solitudine che vi consente di far quel che volete. Dicevate che la sinistra che resisteva a Renzi era composta da «gufi e rosiconi», antiquata e inadatta come «un gettone in un iPhone», irrilevante e con «percentuali da prefisso telefonico»; di cosa vi preoccupate adesso? Le cose sono andate così come auspicavate che andassero: perché non ne siete contenti?
Ma siccome non voglio evadere del tutto il problema, e non voglio che appaia solo una questione sentimentale, o peggio, “risentimentale”, provo a fare alcune ipotesi. Il prossimo centrosinistra a cui dite di voler lavorare, avrà come obiettivo quello di cancellare gli accordi con le discutibili milizie libiche fatti per tenere i migranti lontani dalle telecamere e senza preoccuparsi delle loro sorti e aprirà un discorso serio sull’immigrazione, a partire da canali umanitari capaci davvero di ridurre i morti in mare? Butterà via le logiche che hanno portato al Jobs Act, ripristinando le norme contro i demansionamenti, i controlli a distanza e i licenziamenti senza giusta causa, mettendo a punto un percorso d’investimenti per rilanciare sul serio l’occupazione? Ridimensionerà il piano delle grandi opere scritto da Lupi, eliminando la questione del presunto «interesse strategico» buono solo per militarizzare i cantieri e porrà il tema della riduzione del consumo di suolo e della manutenzione del territorio come obiettivo primario? Casserà la cosiddetta Buona Scuola, mettendo risorse concrete contro la dispersione scolastica e per sostenere l’accesso all’istruzione soprattutto per le fasce più povere e deboli della popolazione? Abolirà il decreto Minniti-Orlando? Riprenderà il filo del discorso con le parti sociali da dove si era spezzato con quell’incontro durato meno di un’ora? Eviterà di provare a cambiare le regole comuni «a colpi di maggioranza»? Ripristinerà le tasse sulla prima casa e alzerà quelle sulle successioni per estendere e incrementare i servizi sociali?
Renzi, pertanto, ha ragione a dirsi indisponibile a qualsiasi forma di «abiura» (che brutta parola); sarebbe irrispettoso chiederla, ipocrita farla. Il Pd è le politiche che ha fatto in questi anni: votandolo, quelle si votano, alleandocisi, per far quelle ci si allea. E quindi, proprio per questo, se le cose che dicevo poco prima, e le altre ancora che si potrebbero elencare in un programma politico, e che sono il contrario di quelle fatte, non si ha intenzione di farle, di quale «unità della sinistra» (e per fare che cosa) si starebbe parlando?
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«Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?» (ecce bombo)
Nel territorio nazionale si trovano cittadini che non possono che occuparsi di come coesistere pur pensandola diversamente.
Le riforme della scuola sono un must per ogni legislatura e negli ultimi lustri c’è sempre stata qualche “minoranza sovrappresentata” pronta a fare correzioni.
Se fosse per il PD rimarrebbe tale e quale ma non dipende solo dal PD:
Cosa cambierebbe la Lega? il M5S? e gli altri?
È da escludere che la prossima legislatura possa rimaneggiare in peggio tutte le leggi approvate dall’ultima “minoranza sovrappresentata” grazie al porcellum?
Sarebbe ora che il “governo” si dedichi alla funzione “tecnicamente” esecutiva (a cominciare dai decreti attuativi in perenne ritardo) ed il Parlamento ritorni a determinare l’indirizzo politico con “metodo democratico” (come da spiegazione del relatore Merlin al 49 Cost.) ridimensionando l’abuso della decretazione d’urgenza e la questione di fiducia.
Così si eliminerebbero tante supercassole sulle “alleanze” per passare allo “scritto in piccolo” del relativo tormentone: votazioni “caso per caso” solo su punti in comune.
In una legislatura si approvano dalle 300 alle 500 leggi il cui contenuto dipende dalle maggioranze che le sostengono.
La formazione di un consenso razionalmente motivato non richiede solo la consapevolezza delle proprie preferenze ma formulazione di motivazioni accettabili dall’altro da sé.
«Reasons are offered with the aim of bringing others to accept the proposal, given their disparate ends and their commitment to settling the conditions of their association through free deliberation among equals. » (Joshua Cohen on deliberative democracy)
Non è che possano ragionarci meglio in maniera da pervenire ad un consenso che duri più di una legislatura?
Grazie al bipolarismo ogni legislatura ha molto da “cambiare” senza disturbare chi si astiene (per es legislature di lotta all’evasione alternate a condoni)
PS:A nche rifiutando di ammettere che esistano differenze tra “vocazione maggioritaria” ed “alleanze” la _composizione_ delle “maggioranze” risulta certamente determinante.
Se ciò non fosse non si altererebbero continuamente le leggi elettorali per alterare la composizione dell’assemblea parlamentare e sarebbe rimasto il proporzionale puro al quale erano riferiti i quorum deliberativi della Costituzione.