Se Bartleby e Caino involontariamente si alleano

«Razza di Caino, su, arrampicati al cielo e rovescia Dio, giù, sopra la terra!», canta Baudelaire. «Grazie, ma avrei preferenza di no», sono invece le parole che accompagnano il lento passo del Bartleby di Melville. Nulla pare connettere tra loro queste due esternazioni, poco sembra poter essere più distante che queste. Eppure, una suggestione me la comunicano, un sentirle legate e potenzialmente combinantesi

I rancorosi e i disillusi possono costituire gruppo sociale, se non politico. Gli uni, mossi da un sentimento forte, anche quando indicibile e avversato dai predicatori delle buone maniere. Gli altri, spinti alla rinuncia dallo spegnersi del pensiero di poter credere in qualcuno o qualcosa, pure solo al punto da poterci provare. Entrambi, in fin dei conti e involontariamente, possono diventare alleati, protagonisti e complici del medesimo risultato: assaltare il cielo, per rabbia rovesciare chi là siede e gettarlo in terra, non muovere un dito nel tentativo di salvarli per la semplice ragione che in essi, ormai, non si crede più, tanto meno in quelli che ne propugnano la difesa.

Lo so, può apparire l’abbraccio arrendevole a un precipitare lento quanto definitivo e sconfortante, ma non so che farci.  Questo e quanto sento nelle discussioni con tante persone. Ci sono quelli che sono critici verso il sistema che li ha messi ai margini dando a loro la colpa di non essere i migliori e fra quanti riescono e ce la fanno; ci sono quelli che aspettano l’occasione di poterla «far pagare» a chi li ha ignorati, dimostrando così quanto e come avrebbero potuto essere utili; e poi ci sono quelli che voglia di dare una mano non ne hanno più e, senza volerlo ma senza nemmeno temerlo, potrebbero contribuire alla caduta di quanti si credettero dèi.

E forse, io stesso son fra questi ultimi, perché sempre dalla parte degli ultimi ho cercato di stare e perché non ho ragioni di pensarmi nei primi né motivi per sentire quel rancore che, se non sostiene alcuna rivoluzione, può in molti casi muovere e spingere a una rivolta, disperata e disperante, sì, perché muove da una sconfitta è non ha speranze di giungere ad alcuna vittoria, ma a volte inevitabile.

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