E di conseguenza?

Pier Luigi Bersani è l’incarnazione dell’idea politica che mi convinse più di altre ad aderire, nel 2010, al Partito democratico. La compostezza del ragionamento, l’umiltà del discorso, la definizione delle idee. Tutto quello che oggi in quel partito non vedo più, e anche per questo, circa un anno e mezzo fa, ne sono uscito, nel momento in cui esso raggiungeva il massimo del suo splendore numerico e del suo potere di governo, smarrendo però, a mio avviso, le ragioni della sua azione.

Questa breve premessa non è per parlare delle mie decisioni, che non interessano a nessuno, ma per chiarire che nel giudizio che sto per esporre non sono mosso da nessun pre-giudizio negativo, anzi, se mai sono coinvolto da un apprezzamento aprioristico. Quando, nei giorni scorsi, ho letto le parole di Bersani consegnate a Goffredo De Marchis per la Repubblica del 14 settembre scorso, purtroppo, mi sono accasciato sconfortato sulla sedia. Dice l’ex segretario del Pd: «Io e Renzi abbiamo due idee opposte della democrazia». All’anima della pluralità di visioni nell’unità dell’azione! Qui siamo all’incomponibile distanza sui princìpi di fondo del sistema. Bersani, che è uomo colto e sa usare le parole, non ha detto «diverse», «differenti», che già sarebbe stato problematico, ma «opposte». E come si fa a sostenere un partito guidato da uno di cui non si condivide, meglio, si avversa l’idea di democrazia? Come se ne può sostenere il Governo? Come se ne può garantire col proprio voto e con il personale impegno la permanenza alla guida del Paese?

Perché vedi, caro Pier Luigi, io stesso mi sono accorto di avere un’idea opposta di democrazia rispetto a Renzi. Per lui, infatti, essa è semplicemente la condizione in cui la maggioranza decide e la minoranza tace e si fa da parte, altrimenti è “gufa” e va asfaltata. Per me, al contrario, questa vive proprio nel rapporto costante e continuo fra assenso e dissenso, nel conflitto tra visioni differenti, nel faticoso quanto ineludibile farsi carico della rappresentanza delle diversità, non nella ricerca di quel “più uno” che dà diritto a immaginare il mondo omogeneo e semplificato.

Ed ecco perché, quando ho visto e constatato che tutti voi la pensavate come lui, altrimenti non lo avreste acclamato e sospinto, nel partito e al governo, con simile forza e tali percentuali, ho tratto le conseguenze di quel ragionamento e, magari velleitariamente, forse senza alcuna speranza, di sicuro non seguendo nessun mio interesse, ho salutato e sono andato via. Perché, caro Pier Luigi, e so che non devo spiegarlo a te, “l’idea di democrazia” non è una variabile fra le altre che compongono il complesso delle sfaccettature di un soggetto politico, ma è fra le ragioni prime dell’impegno da una parte piuttosto che da un’altra.

Se sono opposte, come possono convivere?

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1 risposta a E di conseguenza?

  1. Fabrizio scrive:

    Caro Rocco ,
    ci sono e/o meglio dire ci sarebbero molti pensieri, riflessioni, paure,parole da scrivere e dire, liberamente sulla tua domanda , e di conseguenza?

    Lo spazio ce lo troviamo perché la speranza e’ ultima a morire , il tempo c’è perché lo spazio da percorrere e’ un diritto inviolabile, la velocità e’ come il detto chi va piano va sano e lontano! Ma chi tardi arriva alloggia male va su misura all’abito della minoranza pd e sinistra italiana.
    Ma chi va veloce e va lontano, per dove e per chi non si sa,” da noi-altri ex pd e fu centro-sinistra” va su misura al partito della nazione/renziniano/alfaniano/verdiniano/berlusconiano.
    Il Referendum , libero e democratico, non e’ solo sul governo Renzi ma sopratutto, per noi-altri di sinistra, sul grande bluf della minoranza pd; dal falso no di D’Alema, al falso ni di Bersani,al falso ni di Speranza e al lato oscuro di Cuperlo.

    p.s. segue…….

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