«Altrimenti vince la destra» non è un argomento

L’ho detto più volte che quasi è inutile ripeterlo: io voterò “no” al referendum costituzionale, perché giudico quella riforma sbagliata nel merito, dato che implicitamente rafforza il Governo – come ammettono gli stessi estensori, parlando di maggiore efficacia ed efficienza della sua azione con la vittoria del “sì” – in misura, per me, eccessiva e nel metodo, considerato che è stata fatta dalla sola maggioranza, pensata al di fuori delle aule parlamentari con una forte impronta dell’esecutivo, che infatti su quella si gioca i propri destini, e condotta in porto attraverso “canguri” e “ghigliottine”, aprendo la strada a ogni sosta d’emuli e seguaci che di quest’insegnamento volessero far tesoro.

Ovviamente, rispetto gli argomenti del “sì”, anche quelli che meno condivido, pure gli sterili ragionamenti sul “cambiamento per il cambiamento”, senza premura del come. Tutti, tranne uno: «altrimenti vince la destra», sinceramente, non si può sentire. Perché, col “no”, al massimo ci teniamo la Costituzione che c’è, altro che la destra, e perché proprio non è un ragionamento accettabile. Per parafrasare Forrest Gump, sinistra è chi la sinistra fa. Se tu fai saltare i capisaldi dello stare insieme da una parte (tipo lo Statuto dei lavoratori, che tutti in piazza dicevamo di voler difendere quando l’attaccava Berlusconi), se tu torci il sistema pubblico secondo le linee che i governi della destra avevano provato a tracciare (ricordate le idee dell’Aprea e la chiamata diretta dei presidi? Bene, le sta realizzando il Pd), se tu con la destra direttamente ti allei (“nuovo” o vecchio che si dica, il centro destra è sempre quello di Alfano), in cosa e perché, poi, chiami all’unità della sinistra «altrimenti vince la destra»?

L’ultimo, in ordine di tempo, a rinverdire i fasti di questa tesi “oppositiva” è stato alcuni giorni fa Giuliano Pisapia. L’ex sindaco arancione, a proposito del referendum e delle posizioni in vista del voto, ha detto: «Mi sembra una guerra fratricida che può portare solo danni enormi a tutti. Il Pd diviso, i sindacati su posizioni opposte, il centrosinistra con posizioni diverse, parte della sinistra contro il Pd, l’Anpi che ha preso una posizione ufficiale ma singoli partigiani che si esprimono in dissenso… Sono un sostenitore accanito del valore dell’unità del centrosinistra perché sono consapevole – e lo dimostra la storia – che il centrosinistra vince solo se è unito. Ci si può dividere su singole scelte, ma bisogna avere lo sguardo lungo. E invece mi sembra di assistere, tra persone che hanno la stessa storia e gli stessi valori, a una continua e disastrosa polemica con grande gioia della destra e dei suoi compari».

«La stessa storia e gli stessi valori», evidentemente, “a chiacchiere”. Con la mia storia e i miei valori una roba come il Jobs Act non l’avrei mai votata. Con la mia storia e i miei valori una riforma come la Buona scuola sarebbe rimasta nei sogni della Gelmini. Con la mia storia e i miei valori provvedimenti come lo Sblocca Italia e le trivelle libere in ogni luogo e in ogni mare, il Piano Casa con tanto di taglio delle utenze e negazione della residenza per chi occupa per fame alloggi vuoti per speculazione o una legge elettorale che sacrifica la rappresentanza sull’altare di una malintesa “governabilità”, sarebbero stati ancora il miraggio della destra, che per anni li ha predicati e inseguiti.

Perché la domanda è tutta qui: per evitare cosa impediremmo alla destra di vincere?

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2 risposte a «Altrimenti vince la destra» non è un argomento

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