Facce ride!

Con un’efficace espressione sentita a Roma qualche anno fa, il M5S «si sta cappottando in parcheggio». Un’indagine su un componente di una giunta non significa assolutamente nulla, ma loro non l’hanno detto, dopo aver ritmato in coro la passione per la trasparenza in mille e mille altre occasioni, quando a essere coinvolti erano altri, s’intende. Adesso, invece, inspiegabilmente hanno taciuto quanto sapevano. La Raggi dice di aver informato alcuni parlamentari, questi dicono che non ne sapevano nulla, il “direttorio” chiede al sindaco di far fuori questo o quello, lei resiste e qualcuno pensa di far fuori il “direttorio”: un caos che genera stelle cadenti, se ci è permessa la parafrasi della «grande e terribile ombra».

In fin dei conti, i cinquestelle sono vittime della loro stessa retorica. Senza isterie, avrebbero potuto dire tranquillamente: «l’assessore Muraro è indagata, appena ne sapremo di più e vedremo le carte, valuteremo il da farsi». Avrebbero potuto, ma non potevano. Dopo aver ringhiato a uso social su ogni informativa giudiziaria, non potevano ammettere che può succedere a un politico di finire sotto inchiesta senza che ciò sia di per sé una condanna. E così, se mi passate l’espressione “oxfordiana”, se la sono fatta sotto, e hanno nascosto il tutto, come farebbe un bambino nella speranza che la mamma non scopra il vaso di vetro in soggiorno rotto con la palla e sistemato con poca cura dietro il divano.

D’altro canto, fanno sorridere le altisonanti censure fatti da quelli, commentatori o protagonisti vicini al governo nazionale, che spiegano, mutuando in politica espressioni liturgiche, che si pecca «in pensieri, parole, opere e omissioni», come ha fatto la prima cittadina capitolina, omettendo essi di dire che anche il sindaco loro amico di Milano ha omesso di comunicare tutte le sue proprietà nella dichiarazione per l’accettazione della candidatura, mentre loro omettevano di criticare questo suo comportamento. Sempre per omettere i fatti accaduti prima che i grillini salissero in Campidoglio, e che forse proprio quella salita hanno favorito, se non determinato.

Ma torniamo all’oggi e a quella sensazione di totale disincanto che tutta la circostanza genera intorno. Si sta a guardarla come al cinema un film noioso, fra un popcorn e uno sbadiglio, e si ride di gusto di quanti spiegano che «criticare la Raggi ora, a due mesi dall’insediamento, è fare un male a Roma e dimenticare ciò che è successo negli anni passati». Ragazzi, calma: state facendo ogni cosa da soli. Non volevate mandare tutto e tutti a casa? Bene, ci siete riusciti: ora non penserete mica che adesso i fatti fuori vi diano una mano, vero? E perché dovrebbero?

Se non fosse drammaticamente reale, verrebbe da urlare: ah Grillo, facce ride!

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