Laddove faranno il deserto, lo chiameranno “riforma”

Le polemiche sulle frasi della Boschi sui partigiani, «quelli veri, quelli che hanno combattuto, non quelli venuti poi», che dicono “sì” alle sue riforme, erano prevedibili: se quelli sono reali, gli altri sono millantatori, non veri, falsi. Poteva non prevederlo la più potente fra i ministri del governo della giovinezza? No, ovviamente. Se così non fosse, se lei davvero non si sia resa conto di quello che stava per dire, allora la questione sarebbe pure peggiore. Allo stesso modo, non può non comprendere che dire, come già fatto dal capo del Governo, «lascio la politica se vince il “no” al referendum», a parte essere un’affermazione pleonastica per la logica del simul stabunt vel simul cadent, è un passo ulteriore verso quella personalizzazione dello scontro che a parole si dice di voler evitare o di cui si incolpano altri.

Dopotutto, però, quelle affermazioni non sono una novità. Pochi giorni prima, lo stesso Renzi aveva detto che «la maggior parte dei partigiani mi dice di andare avanti», aggiungendo subito dopo, «anche se di partigiani non ne sono rimasti tantissimi per motivi anagrafici». Quindi, sia per il presidente del Consiglio che per la titolare delle Riforme, l’Anpi non rappresenta i “partigiani veri”, cioè quanti la guerra di liberazione dal nazifascismo l’hanno fatta sul serio. Gli altri, «quelli venuti poi», non c’entrano nulla. Sia in un caso che nell’altro.

In poche parole, il governo getta alle ortiche la scelta fatta dieci anni fa dall’Anpi di aprire a quelli che, «per motivi anagrafici», non hanno potuto fare la Resistenza, ma condividono lo spirito di quei valori, e quelle dei tanti che a essa hanno deciso di aderire, pur non essendo, per fortuna loro, mai saliti in montagna col fucile fra le mani. Non siete veri, mie cari anpini nati dopo la guerra, perché non avete combattuto realmente contro le camicie nere e brune.

Nonostante il tentativo di smorzare i toni fatto da Renzi, concedendo che i veri partigiani voteranno “no”, ma anche “sì”, d’altronde sarebbe stato arduo sostenere che fossero tali quelli che “non parteggiano”, il danno è fatto, e credo che non se ne accorgano più di tanto i governanti dal tweet veloce. Già si fiondano su quella spaccatura creata dalla voglia di dar patenti dei governanti gli speculatori di destra, che mai avrebbero pensato possibile un simile regalo, e i conservatori moderati sui grandi giornali della buona borghesia, che aprono la via per cesellare di revisionismo l’ultimo pezzo della storia fondante della nostra Repubblica. Il ragionamento moderato, subito ripreso dai dirigenti del Pd di buona fede renziana, finge buon senso nel chiedersi quale coté morale, quale particolare biografia possano vantare quelli che mai han combattuto in armi il totalitarismo per dirsi “partigiani” (procedimento culturale che apre la stura ad altri, dal come possono dirsi contrari al terrorismo quelli che non l’hanno mai conosciuto o far parte di associazioni dell’antimafia ragazzi che mai han dovuto confrontarsi con faide e intimidazioni), ma instaura il tarlo che, a questo punto, nessuno potrà più dirsi antifascista né democratico, se mai personalmente avrà combattuto una dittatura; quindi, riponete pure quei vessilli e rimuovete quello spauracchio, che anche queste pagine son consegnate al passato.

Così eccoci qui, a dividere il fronte democratico perché “chi perde, va a casa” (e “chi vince prende tutto”, presumo), e se non passa la rinnovata Costituzione, “la legislatura non avrà avuto senso” (svelando così che tutte le cose finora dette come fatte, dai tantissimi posti di lavoro alle millemila opere pubbliche da inaugurare, persino in Svizzera, eran solo hashtag e slide), proprio sul testo che più di ogni altro dovrebbe unirlo. Alla fine, non resterà un brandello del perché dovremmo stare insieme.

E laddove faranno il deserto, lo chiameranno “riforma”.

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1 risposta a Laddove faranno il deserto, lo chiameranno “riforma”

  1. Fabrizio scrive:

    Da l’Italiano( di Toto Cotugno) al Tempo che se ne và (di Celentano)
    L’Italiano che vuole parlare , apprendere e conoscere, senza tanti manifesti americani “ perche’si sente fiero e vero”
    L’Italiano che non si e’ accorto , con gli occhi pieni di malinconia, del figlio che cresce in fretta alla sua età , “perche’ il tempo se ne va “
    L’Italiano che tra sogni e preoccupazioni, con amore e con il cuore , dice buongiorno Italia” perchè ci sono anch’io”

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