Tutta colpa delle e-news

La società editrice de l’Unità «non ha ancora approvato il primo bilancio, ma secondo quanto appreso da fonti qualificate il giornale perderebbe più di 200 mila euro al mese, che alla fine dell’anno significano un rosso di circa 2,4 milioni. La situazione finanziaria, con il mercato pubblicitario ormai asfittico e lo scarso appeal tra i lettori (in primis quelli storici), è diventata sempre più preoccupante». E ancora: «Il segretario del Pd non sembra però aver gradito la fredda reazione dei circoli, e secondo quanto filtra dal Nazareno avrebbe congelato circa un milione e mezzo di euro che il partito nazionale avrebbe incassato (e dovuto redistribuire alle sezioni locali) grazie a due per mille, tesseramento e cene di finanziamento, escluse quelle destinate a contribuire alla Fondazione Open, braccio operativo dell’attività politica dei renziani. E quel milione e mezzo, adesso, potrebbe essere dirottato per tamponare le falle dei conti dell’Unità.». Così il Corriere della sera.

Ora, a parte che proprio non riesco a capire come mai i lettori non facciano la fila alle edicole tutte le mattine per leggere Rondolino, la crisi dello storico quotidiano della sinistra italiana un po’ mi dispiace, principalmente per quelli che ci lavorano. Molto, invece, e lo dico con estrema sincerità, per quanto riguarda le sorti delle firme di punta e della dirigenza, mi lascia indifferente. Incuriosisce, e tanto, come possa accadere tutto questo in un momento in cui il partito di cui quel giornale si fa voce veleggia ai massimi storici. Insomma, 11 milioni di elettori all’ultima tornata generale, le Europee del 2014, poco meno di 400 mila iscritti, in aumento rispetto al tesseramento precedente, mezzo milione di cittadini che hanno firmato per dare al Pd il 2 per mille delle loro dichiarazioni dei redditi, e appena poche migliaia di copie vendute al giorno per il quotidiano di partito? Qualcosa non torna.

Certo, la crisi dell’editoria e dell’informazione cartacea è conclamata da tempo. Ovvio, nessun giornale macina record su record in fatto di vendite. Sicuro, tutti sono in affanno in un mercato concorrenziale e agguerrito. Però, qui pare esserci di più, proprio per la natura particolare di quella testata, per un bacino di riferimento sicuramente interessato e potenzialmente solido, e soprattutto, è lecito supporre, perché nell’impronta editoriale data dalla nuova direzione nulla si ritrova di scostante rispetto a quella, invero apprezzata, del partito e del suo leader.

A meno che non sia proprio questa eccessiva “fedeltà alla linea”, per una curiosa eterogenesi dei fini, la ragione di quel calo di vendite. Provo a spiegarmi meglio: se l’Unità serve solo quale megafono del messaggio del capo e scudiscio padronale per la continua vessazione dei dubbiosi (sorta di pappagallo contro i gufi, per renderla con immagini ornitologiche tanto care alla classe di governo), perché dovrei spendere un euro e quaranta centesimi per comprarla? Mi basta un’occhiata a Twitter, una scorsa a Facebook, al limite, una lettura alla sua eNews per sapere che cosa stia pensando, facendo o dicendo Renzi.

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