Non fidatevi di nessuno! Parola di economista

“I tuoi soldi sono al sicuro solo quando li hai in mano tu”. Più o meno questo è quello che il non detto della mia tradizione cafona m’ha insegnato fin da bambino: basta sfogliare le pagine di Fontamara di Silone per trovare il sentimento classico del rapporto fra i soldi “faticati” e gli investimenti o i prestiti bancari.

E devo dire che, tutti i torti, quei quasi adagi non li avevano; guardate a quello che è avvenuto nelle banche, anche in quelle piccole e di provincia, “vicine al territorio”, si sarebbe detto un tempo (a proposito, ma non è che i soldi spariti in obbligazioni sottoscritte da incauti clienti son finiti nei prestiti a cautelati parenti?). Leggere più o meno lo stesso ragionamento pure in un intervento di uno dei più liberisti fra gli economisti nostrani, Alberto Alesina, mi ha stupito e non poco.

Per sintesi e semplificazioni, l’opinionista del Corriere della Sera dice: «La tutela del risparmio di cui tanto si parla ha bisogno di due cose. Da un lato sono necessari controlli e regole sul comportamento delle banche e dei gestori di fondi, comprese severe punizioni per chi viola quelle norme. Dall’altro serve una maggiore educazione finanziaria del risparmiatore e del cittadino. […] Molti risparmiatori italiani, anche con livelli di istruzione elevati, non sanno rispondere correttamente a domande semplicissime. Arrivano a sbagliare l’ordine di grandezza di quanto un investimento di 100 euro renderebbe in 20 anni a un tasso del due per cento. Spesso non capiscono l’importanza della diversificazione del rischio; non si rendono conto cioè che investire in una singola azione è molto più pericoloso che investire in un fondo comune. Non comprendono bene lo scambio tra rischio e rendimento. Vale a dire che se qualcuno promette loro rendimenti elevati senza rischi, ebbene sta mentendo. Infine pochi realizzano che investire in un prodotto del quale fanno fatica a comprendere la natura e la reale composizione non è mai una buona idea. […] Che fare? Ecco un’idea. Chiunque apra un conto in banca (o ne abbia già uno) dovrebbe disporre anche di una “patente finanziaria”. Dovrebbe cioè superare un esame tipo quello di teoria che si sostiene nel caso della patente auto. Un esame con una cinquantina di domande alle quali rispondere con esattezza. La licenza garantirebbe che chi è “idoneo” è a conoscenza di poche ma importanti cose: che un rendimento alto senza rischio non esiste, che il tasso di interesse reale è molto diverso da quello nominale, che mettere tutte le uova in un paniere è pericolosissimo, come pure decidere se indebitarsi a un tasso fisso o variabile quando si compra una casa richiede un’attenta valutazione della situazione economica propria e generale».

Insomma, imparate da soli a gestire i vostri soldi. Quindi, se vi truffano, un po’ ve la siete cercata, visto che non ne capite di economia e finanza. E quindi, e di nuovo, visto che difficilmente riuscirete a capirne davvero a sufficienza di tutti i prodotti finanziari che un’ingegneria matematica sempre gravida costantemente produce, farcendoli di inglesismi atti a farvene capire, se possibile, ancora meno, non investite in prodotti di alcuna natura, scordatevi di dare ai mercati, alle borse e alle banche i vostri soldi, e chiudete pure i conti correnti: l’esame per quella patente non lo supererete mai!

Parola di Alesina.

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