Illuso e Concreto. Un dialogo

Illuso: “Sai una cosa? Quasi quasi, preferisco quando la sinistra, quella politica e organizzata, intendo, è all’opposizione”.

Concreto: “Ma come? Tu, proprio tu che ti dici di sinistra, la preferisci all’opposizione. Vedi che ha ragione Francesco Piccolo, voi idealisti pensate che solo con la sconfitta le idee si possano mantenere pure, senza mai doverle confrontare con la realtà”.

Illuso: “Citi Piccolo neanche fosse Aristotele. No, non è quello, non è ‘vocazione minoritaria’, come la chiamano quelli che pensano che l’unico modo per contare sia essere contati in una maggioranza. È che quando la sinistra è all’opposizione, quelli come me, che traggono o cercano reddito solamente dal loro lavoro, e quanti hanno ancora di meno, trovano un appoggio politico contro le scelte di chi governa, nel caso queste li colpiscono. Al contrario, se diventiamo, come adesso, le vittime delle scelte di un governo di sinistra, dalla destra all’opposizione non può venire per noi nessun aiuto”.

Concreto: “Sei prevenuto”.

Illuso: “Ma che cavolo dici? Come potrei essere prevenuto verso quelli che, preventivamente, ho già votato. Sto ai fatti, al massimo, e su quelli m’interrogo. E siccome le risposte che sto avendo sono il contrario di quelle che coloro che le danno dicevano che avrebbero dato una volta che fossero stati eletti, valuto negativamente l’averli votati. Quale prevenzione; tutt’al più una valutazione a posteriori, e un’indicazione per il futuro”.

Concreto: “Non sono d’accordo”.

Illuso: “Liberissimo di pensarla come vuoi”.

Concreto: “Sì, però sai solo criticare. Sei minoritario davvero, non ti sta mai bene nulla, non ti stava bene Berlusconi, ora non ti sta bene Renzi. Ma insomma, come dovrebbero essere quelli che governano?”.

Illuso: “Coerenti con le cose che dicono quando non sono al governo”.

Concreto: “Capisco che ti dia fastidio che facciano cose che possono sembrare, e alcune sono, contrarie a quanto dicevano. Però, insomma, un po’ di concretezza. Non puoi vivere nell’idea, illusoria e illudente, che tutto possa essere fatto come vorremmo”.

Illuso: “Ma che stai dicendo?”.

Concreto: “Dico che non ti sta bene mai nulla, per presa di posizione”.

Illuso: “Potrei dire lo stesso di te, ribaltandone l’ottica. Ma scusa, perché contestavamo i tentativi di abolizione dell’articolo 18 e dello Statuto dei lavoratori? Perché criticavamo i finanziamenti, diretti o indiretti, all’insegnamento privato? Perché combattevamo l’accentramento di potere nelle mani dell’Esecutivo a scapito del Legislativo e delle istituzioni di rappresentanza? Perché denunciavamo il consumo di suolo e le trivellazioni libere in cerca di combustibili fossili? Perché protestavamo contro il crescere delle spese militari? Perché vedevamo nella responsabilità civile per i magistrati un modo per minacciarne l’indipendenza? Perché difendevamo i sindacati contro gli attacchi di chi era al governo? Perché ci opponevamo alle privatizzazioni? Solo perché a farle erano quelli che non avevamo votato? Allora, era quella una presa di posizione”.

Concreto: “Sì ma, le cose cambiano, i tempi cambiano, cambiano i contesti, le condizioni, gli scenari…”.

Illuso: “E le persone”.

Concreto: “Ora sei ingiusto”.

Illuso: “Sì, forse hai ragione. Forse le persone, quelle persone, non sono affatto cambiate. Forse sono sempre state così, e forse, anzi, sicuramente, la colpa è mia che non me ne sono accorto prima. Però non fa niente, può capitare. L’importante è saperlo; se non prima, almeno dopo. Per regolarsi sul poi”.

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