612 euro. Il 3% del mio reddito, che nel 2013 è stato di 20.399 euro, per la precisione è pari a 611 euro e 97 centesimi. Di conseguenza, stando ai parametri individuati dal Governo nella contestata delega fiscale, un’evasione per imposte pari a 612 euro per me sarebbe un reato, penalmente perseguibile.
Il mio reddito è di qualche centinaio di euro superiore alla media del Paese, che si ferma a 19.750. Ne deriva che applicando i criteri votati dal Consiglio dei ministri alla vigilia di Natale, mediamente, gli italiani sarebbero perseguibili per evasioni, e frodi, solo se superiori ai 592,50 euro. Rischiereste un procedimento penale per quella cifra? No, ovvio. Ma le medie, si sa, sono sempre come quella del pollo. Perché per persone fisiche o imprese la norma non ha un limite assoluto, ma solamente percentuale. Quindi, quei seicento euro con cui l’italiano medio diventerebbe punibile, possono diventare 5 mila, 50 mila, 500 mila o 5 milioni, a seconda dei casi. Cioè, essa sancisce il diritto per cui i ricchi potranno impunemente rubare di più dei poveri.
Infatti, nel testo si legge che “la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato”. Il caso Berlusconi è stato ampiamente dibattuto, e alcuni hanno citato anche quello dell’Unicredit, ma potrebbero essere centinaia e centinaia gli esempi, e tutti dimostrerebbero l’assunto per cui, a parità di sottratto, non corrisponderebbe parità di trattamento.
Quindi, se io evadessi imposte per 612 euro, secondo quelli che hanno approvato la norma natalizia, dovrei essere penalmente perseguibile. Se per la medesima cifra evadessero loro, no. Per non parlare di quanto potrebbero evadere senza rischi penali i ricchi veri. Ora, Renzi dice che la responsabilità di quella norma è sua. Ma perché, di chi altri dovrebbe essere? È lui il commander-in-chief, visto che gli piacciono i miti in celluloide: suoi i meriti, sue le colpe.
Questo Paese è ormai tanto strano che il fatto che il presidente di quello stesso Consiglio dei ministri che ha approvato una norma assuma su di sé l’incombenza della responsabilità diventa straordinario. Così come una disposizione che dice che Mario può evadere una somma pari a cento impunemente e Luigi no, diventa accettabile se quei cento si riducono novanta. E ancora, chi approva con il proprio voto le leggi, poi le critica, promettendo di cambiarle il giorno dopo, o quanti concedono una delega ampia e senza paletti, poi si stupiscono che questa sia ampia e senza paletti, quasi che a votare fossero stati altri.
Proviamo a metterla in un modo diverso. La delega sul fisco per la depenalizzazione delle evasioni e delle frodi al di sotto del 3% è stata scritta in quel modo perché proprio in quel modo l’hanno fatta, e per favorire maggiormente coloro che in quella percentuale contavano più soldi da sottrarre all’erario; è stata una scelta di campo, chiara, limpida, definita.
Nello stesso modo, ognuna delle norme che è stata varata dal Governo o approvata dal Parlamento è così perché così volevano che fosse. E la giustificazione del “male minore” che molti adducono a personale discolpa è pure peggio: perché ci si abitua al male, seppure un po’ alla volta, e perché a fronte di quello, c’è sempre un bene maggiore che si perde.
Ah, dimenticavo: poi dovreste spiegarci perché dovremmo votarvi se non siamo tra quelli nel campo miracolato dalle scelte fatte nel modo in cui sono state approvate per l’unica ragione che quella era la maniera in cui si volevano fare.