Benedetta concordia

Pegli è un quartiere di Genova, verso ponente. Ha ancora le caratteristiche del borgo ligure, una bella piazza e un lungomare che fiancheggia l’Aurelia e che è un piacere anche solo a guardarlo. Ci sono capitato ieri, per una passeggiata al sole davvero rilassante.

A un tratto, ho visto un cartello davanti alla locale sezione del Psi: “Alle primarie, vota Paita”. Ah già, le elezioni regionali. Non abitando in Liguria, confesso che le avevo dimenticate. Poi oggi, sui giornali, leggo di polemiche fra Cofferati e la candidata che quel cartello invitava a votare, e scopro che, a sostenerla, ci sono anche esponenti del vecchio centro destra e del partito di Alfano e Lupi.

La risposta della Paita alle critiche dell’europarlamentare, però, è drastica e tombale: “Il Nuovo centro destra fa parte del Governo Renzi. Orsi è un ex del centrodestra che ha già dichiarato di aver votato Pd alle elezioni europee. Questo è un dibattito surreale”. E non ha tutti i torti. Le larghe intese nazionali durano dal 2011, han già retto tre governi consecutivi, promettono, o minacciano, di arrivare al 2018 e autorevoli esponenti politici, della sinistra e della destra, le hanno più volte definite l’unico strumento utile a garantire la concordia necessaria per superare i problemi. Perché stupirsi se vengono riprodotte in un contesto regionale? Davvero, “è un dibattito surreale”.

Lo schema che regge la maggioranza governativa dura da troppo tempo per poter essere giudicato eccezionale. E se, nella continua tensione dei governanti a normalizzare il governato, esso è sempre più normale, allora lo è anche il fatto che qualcuno provi a replicarlo in livelli e situazioni differenti. Perché il problema è tutto qui: o quelle intese sono la panacea per la soluzione dei problemi, e quindi di quelli liguri non meno che di quelli italiani, o esse sono il tappo da far saltare per un corretto agire politico, fra Ventimiglia e La Spezia come dall’Alpi a Sicilia.

Insomma, se quella concordia che sostiene lo schema di maggioranza è la condizione unica e possibile della stabilità per fare le riforme che servono al bene del Paese, perché stupirsi che venga ricercata sempre e comunque. Non è forse il perseguimento di tale bene il compito della politica e di chi la fa?

A proposito, dal lungomare di Pegli, guardando a ovest, si vede il bacino portuale di Pra’-Voltri. Lì fa mostra di sé un’altra Concordia, emblema di tante, troppe, questioni nazionali: quella naufragata al largo dell’Isola del Giglio e trainata a Genova per essere smantellata. È impressionante, e ancora maestosa; ma, sebbene stabile e ferma, e l’una cosa proprio perché anche l’altra, è pur sempre e solo un relitto.

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